Animali in chiesa il 17 იანვარი
Anche gli animali hanno un loro santo protettore, come gli esseri umani.
E’ Sant’ Antonio Abate, la cui festa si celebra il 17 იანვარი.
Per tale occasione in alcune chiese di Firenze oggi, o tra sabato e domenica, si terrà la benedizione di tutti gli animali domestici, a volte anche con la distribuzione del panino benedetto.
La Confraternita di Sant’Antonio Abate, conosciuta dai fiorentini come Buca di sant’Antonio, presente a Firenze dal 1485, celebra come ogni anno la festa di Sant’Antonio, protettore degli animali: პარასკევი 17 nella sede della confraternita, in via degli Alfani 47, to 9 la benedizione dei panelli, to 10 და 16,45 benedizione degli animali, to 11 და 17 Messa.
A presiedere le celebrazioni saranno Mons. Alberto Alberti, al mattino, correttore della confraternita e direttore dell’Ufficio diocesano per le confraternite, e al pomeriggio Padre Anton dei Servi di Maria.
La Compagnia del Santo Ritiro del silenzio e della preghiera è una delle confraternite più antiche di Firenze: si richiama alla protezione di sant’Antonio Abate.
“La benedizione degli animali – fanno presente alla Confraternita – è un momento importante per chi lavora con gli animali domestici o per chi trova in questi animali, in questi tempi di solitudine così frequente e amara, una compagnia fedele e sicura”.
Analoga cerimonia anche in Vaticano, sia nella basilica che in piazza, dove sarà allestita una piccola fattoria e alcuni veterinari offriranno un check-up gratuito a cani e ai gatti.
Qui messa e benedizione saranno presieduta da un cardinale toscano, Mons. Angelo Comastri, nativo della maremma, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano.
Ormai anche nella Chiesa Cattolica gli animalisti hanno fatto breccia, tant’è che ritiene che anche gli animali vadano in Paradiso, ovvero che hanno un anima, e non da ora, questo, მინიმუმ, fin dai tempi di San Francesco d’Assisi.
Tre, nel Catechismo della Chiesa Cattolica, sono gli articoli, 2416- 2418 che parlano degli animali.
In sintesi dicono: “Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali”.
Il Catechismo Universale cita addirittura un fiorentino, San Filippo Neri, a cui la Rai, ha dedicato anche una fiction in prima serata interpretata da Gigi Proietti, per non parlare del mitico film interpretato sul santo da Jonnhy Dorelli e le musiche di Angelo Branduardi.
“Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone” conclude il catechismo.
Molte religioni santificano gli animali.
Il Buddismo crede che Buddha, nelle vite precedenti, sia stato tartaruga, scimmia, elefante e lepre.
L’Induismo ritiene sacra la mucca.
Per l’Islamismo il paradiso è popolato di cammelli e cavalli, amatissimi da Maometto.
C’è chi dice che un esorcista ad un diavolo che non voleva lasciare un corpo chiese: “Perché non parli? Sei forse invidioso poiché gli animali vanno in Paradiso?". “Sììììì!” rispose rabbioso.
Che sia vero o meno è invece accaduto che un giorno, Papa Paolo VI, visitando una parrocchia romana, ad un fanciullo, addolorato per la morte del suo cane, rispose: “Un giorno vedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo. Lo ritroverai in paradiso”.
ნაცვლად, durante l’udienza generale del 28 მაისი 1969, rivolgendosi a dei medici veterinai lo stesso Paolo VI disse: “gli animali, anch’essi creature di Dio, nella loro muta sofferenza sono tuttavia un segno dell’universale stigma del peccato, e dell’universale attesa della redenzione finale, secondo le misteriose parole dell’apostolo Paolo: «L’intera creazione anela ansiosamente alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio…Anch’essa verrà affrancata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla liberta della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,19 Rm 8,21).
Non da meno fu il Venerabile Giovanni Paolo II che nell’udienza generale del 10 იანვარი 1990 disse: “il Signore Dio “soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un’anima vivente” (არსებობს 2, 7). L’azione di “soffiare”, attribuita a Dio nel racconto della creazione, viene ascritta allo Spirito nella visione profetica della risurrezione (Ez 37, 9). Altri testi ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio. A buon diritto san Paolo scrive: “Se c’è un corpo animato (in greco psychikon, da psyché che significa anima), vi è anche un corpo spirituale (pneumatikon, cioè completamente permeato e trasformato dallo Spirito di Dio)".
ამიტომ, alla luce di quanto sopra, anche gli animali sono una creatura di Dio ed hanno una propria dignità che va salvaguardata.
Solo Dio, მაგრამ, sa chi va in Paradiso.
Nemmeno i Papi, visto che alla fine della loro vita terrena ne sono convinti, e per questo chiedono ai fedeli, nel loro testamento, preghiere e messe per ricevere la giusta ricompensa.
La speranza è l’ultima a morire, e allora sia data degna sepoltura, o crematura, per chi lo desidera, al proprio animale, in attesa della risurrezione dei corpi.
A Firenze molte persone si stanno battendo per la creazione di un cimitero per gli animali, già in funzione invece in molte città italiane, e a fianco di quelli per gli esseri umani.
Tra l’altro nell’iconografia dei santi gli animali appiano da sempre: chi non si ricorda il lupo di San Francesco, o il cavallo di San Martino, come per diversi guerrieri convertiti, o i pesci di San Pietro, solo per citarne alcuni visto che l’elenco è lungo.
L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente qualche anno fa ha promosso un sondaggio su un campione di 165 sacerdoti cattolici, e di altro culto, e di 44 frati, per vedere, “nonostante il Papa più volte abbia sottolineato il suo amore per gli animali e in particolare per i gatti, come mai i preti non solo non posseggono animali, ma proprio non li amano, mentre i frati sono esattamente l’opposto, tutti possiedono un animale o vivono in un luogo dove ci sono animali domestici e da cortile e la stragrande maggioranza dice di amarli”.
L’indagine si è basata su due domande: “Ami gli animali?” e “Ne possiedi uno domestico?".
Al primo quesito hanno risposto sì “in maniera incondizionata” 14 preti e 42 frati; 34 preti hanno invece detto che li amano, ma non li possiedono.
L’opzione “non amo gli animali” è stata scelta da 2 frati e da 117 preti.
Alla seconda domanda hanno detto si 12 preti e tutti i frati; hanno risposto no, ma mi piacerebbe averne uno 33 preti, e hanno dichiarato no 120 preti.
“Interessante – ha dichiarato il presidente Lorenzo Croce - anche scoprire con quali animali domestici vivono preti e frati: per quanto riguarda i 12 preti che vivono con animali, 8 hanno uno o più gatti, 4 un cane”.
Aidaa ricorda che i frati vivono in vari conventi dove sono presenti numerosi gatti e cani, ma soprattutto tantissimi animali da cortile, tra cui galline, oche, anatre, tacchini e conigli.
E i sacerdoti dell’arcidiocesi fiorentina sono animalisti o no?
Su questo ho interpellato personalmente il Vescovo Ausiliare della diocesi di Firenze, Mons. Claudio Maniago, che è anche Vicario Generale, ovvero colui che si occupa in primis dei bisogni dei preti.
“Ma ti dirò che non mi sembra un fenomeno molto diffuso. Almeno io non sono stato particolarmente colpito da queste presenze nelle case dei sacerdoti. Ho presente alcuni sacerdoti che hanno il cane o il gatto in casa, ma per quanto mi ricordo si contano sulle dita di una mano. Ricordo alcuni acquari e un pappagallo, o qualcosa di simile, che dice anche qualche parola. Riguardo ai monasteri o conventi, in genere c’è un buon rapporto con gli animali, spesso non tenuti in cattività ma rispettati e curati, sicuramente anche tenuti ‘francescanamente’ in libertà”.
E allora che benedizione sia, sempre attenti però che i bisogni spirituali in chiesa, durante la benedizione, non sia scambiati con quelli “corporali” dei piccoli amici dell’uomo.
Franco Mariani
საწყისი ნომერი 1 - წელი I 15/01/2014
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