Bullismo: io non ci sto! E voi?
Dicono che il bullismo sia sempre esistito, e quindi non va combattuto?
Allora dovremmo anche smettere di combattere la povertà e le malattie, perché tanto esistono da sempre.
E voi cosa avreste fatto?
Cosa avreste fatto di fronte a una ragazzina che ne umilia un’altra, avreste tirato dritto o avreste provato a intervenire?
Vi sareste arrabbiati oppure no?
Eh no, ci sono ragazzi che hanno avuto adolescenze rovinate dal bullo di turno. C’è la storia di Gloria, lei era molto triste perché non rientrava nei canoni di bellezza di una VIP, a lei piaceva studiare, ma si era innamorata di lui che non la guardava neanche, anzi la prendeva in giro davanti a tutta la classe.
Poi c’è Luca che ha 15 Anni e sta crescendo, è mite, taciturno e non segue la moda, e c’è Paolo che cresce in un orfanotrofio, si iscrive al liceo e si innamora; Paolo s’innamora sì, ma non di una ragazza, Paolo ama un ragazzo.
Quanto doveva essere doloroso per loro entrare in classe se l’alternativa di lanciarsi dalla finestra era diventata l’unica soluzione per evitare il dolore?
Quanta rabbia racchiude una lettera d’addio rivolta ai compagni: siete contenti adesso?
In queste righe il pensiero del mio giovane poeta. Bullismo… che dire, che pensare, che messaggio lanciare? Il bullismo uccide l’anima di ogni persona che lo subisce. Si sentono così tanti casi, ma così tanti. Nelle scuole, chi lo fa a scuola crede di avere qualcosa in più degli altri, qualcosa che gli altri non possono avere, chi sottomette si crede grande e forte, chi subisce ha l’anima a pezzi e non ha la forza di ribellarsi, perché si sente isolato, umiliato, chi subisce piange. Il bullo è anche un papà che torna a casa, dalla famiglia, che prende a schiaffi il figlio, così, solo per dimostrare che lui comanda a casa sua. Se esce per andare a lavorare è apprezzato, nulla però concede il permesso di tornare a casa e urlare, o peggio, contro la moglie e i figli. Un uomo non è quello che moglie e figli hanno paura di trovare a casa al ritorno da scuola, non è quell’uomo che ogni moglie o ragazza vorrebbe accanto per la vita. Essere uomo significa svegliarsi ogni mattina accanto alla famiglia, amare i propri figli e non picchiarli per sentirsi forti. I figli dovrebbero sapere che sul papà potranno sempre contare, non vogliono qualcuno di cui avere paura, in questo mondo c’è già tanta paura, il bullismo piscologico è forse peggiore di quello fisico. Non serve a nulla farsi grandi alzando le mani o umiliando, serve rispetto delle persone, solo rispetto.
Silvana Scano
Dal numero 224– Anno V del 31/10/2018
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