Cambiano i consumi dei toscani, la ricerca Federconsumatori
Peggioramento del tenore di vita, meno carne rossa e pesce, taglio di spese sanitarie, ricreative e culturali: Federconsumatori ha presentato a Firenze la ricerca effettuata su 15mila toscani sul cambiamento di consumi e stili di vita nella crisi.
Per il presidente Farnesi è “un quadro che racconta criticità. Si può uscire dalla crisi producendo grandi diseguaglianze, come oggi sta accadendo, ma si può uscirne anche migliorando la qualità della vita di tutti i cittadini attraverso un patto tra i vari attori sociali e di rappresentanza che metta al centro il diritto e la tutela della persona”.
Per il 70% il tenore di vita è peggiorato, il 40% ha cambiato di “molto” i consumi rinunciando o rinviando l’acquisto di beni o servizi (56%) oppure acquistando prodotti di minor costo (48%), soprattutto in campo alimentare (cala il consumo di carne rossa, pesce, dolciumi e alcol; il 67% ha ridotto le spese per ristoranti e pizzeria).
Il 48% ha ridotto di “molto” le spese sulla cultura (libri, cinema, teatro), il 64% le ha ridotte sul fronte vacanze-divertimenti; il 75% preferisce recarsi alla grande distribuzione piuttosto che ai negozi tradizionali; il 29% deve rinunciare “molto” alla spese sanitarie (o le rinvia).
Per il 46% le proprie condizioni economiche in futuro peggioreranno, il 37% (maggioranza relativa) condivide “abbastanza” l’affermazione “la crisi è un’occasione per ridurre sprechi e stimolare comportamenti meno consumistici e più consapevoli”, e per il 51% ciò è già successo “in parte” nella propria famiglia.
È questo il triste quadro che emerge dall’indagine di Federconsumatori Toscana condotta da novembre 2017 a gennaio 2018 ed effettuata tramite la compilazione di questionari online inviati da Caaf Cgil oppure a penna su foglio ai gazebo presso 20 centri Unicoop Firenze, e che ha coinvolto circa 15mila cittadini toscani di tutte le province (la più rappresentata è Firenze con 5.900 intervistati, seguono Pisa, Siena, Livorno e Prato, chiude Grosseto con 686) e di varie condizioni sociali e classi di età.
Si tratta, pur non avendo ambizioni statistiche , di una delle più significative ricerche sul piano della percezione dello stato socio economico delle persone intervistate; già nel 2013 Federconsumatori Toscana condusse una ricerca analoga.
I toscani intervistati (53% femmine) sono in gran parte tra i 30 e i 60 anni (il 4% tra i 16 e i 30, il 28% over 60). Il 54% di loro ha un diploma di scuola media superiore, il 25% la laurea. Il 39% è dipendente privato, il 18% dipendente pubblico, l’8% è disoccupato, il 24% è pensionato, il 5% è autonomo.
“A distanza di 5 anni dal nostro ultimo studio non registriamo cambiamenti significativi, a dimostrazione di un Paese e di una regione ormai bloccata da anni – spiega Farnesi, presidente – il quadro racconta criticità. Per circa l’80% degli intervistati non ci sono aspettative positive, e solo il 7% ritiene di migliorare la propria posizione. Un altro dato significativo racconta che è peggiorata sensibilmente la componente alimentare, così come si è ridotta la spesa sanitaria. Il concetto universalistico di salute rischia di essere messo in discussione per la difficoltà di accesso alle cure. Tuttavia, c’è nella scelta dei prodotti alimentari alcune indicazioni che vanno nella direzione di una maggiore qualità: più frutta e verdura e meno cibi precotti. Ma quale è il senso per una associazione di consumatori di fare indagini come queste? Semplicemente perché crediamo che il tema dei consumi debba essere declinato in più modi, e non solo attraverso l’esercizio della tutela per un torto subito o un diritto violato, ma con la possibilità di leggere in anticipo gli effetti che scelte ‘macro’ possono avere nella vita quotidiana delle persone condizionandone abitudini e modelli di vita. Per avere, come si diceva un tempo, la ‘borsa degli attrezzi pronta’, e dare supporto ai cittadini perché diventino consumatori attivi, consapevoli delle loro scelte. Si può uscire dalla crisi producendo grandi diseguaglianze, come oggi sta accadendo, ma si può uscirne anche migliorando la qualità della vita di tutti i cittadini attraverso un patto tra i vari attori sociali e di rappresentanza che metta al centro il diritto e la tutela della persona in quanto tale e come portatore di istanze”.
Mattia Lattanzi
Dal numero 210 – Anno V del 27/6/2018
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