“Figli dello stesso fango” di Daniele Amitrano
“Figli dello stesso fango” di Daniele Amitrano è un romanzo toccante, scritto molto bene, scorrevole, sicuramente adatto a svariate fasce d’età, quindi anche e soprattutto costruttivo e utile a far conoscere, se non addirittura scoprire, il tema delicato – e sempre attuale – del rapporto tra adolescenza e droga.
“È morto! Lo hanno trovato nella stazione di Formia. Overdose di eroina!”. Il libro inizia con la tragica morte di un amico di vecchia data di Andrea. A causa di questa morte improvvisa il protagonista torna al suo paese natio, Scauri, dal quale mancava da diversi anni, dopo aver preso la decisione, quando era solo un adolescente, di cambiare vita e di allontanarsi da una realtà che lo stava soffocando.
Andrea, oggi giornalista di successo, ripercorre le sue avventure ed esperienze giovanili grazie a un diario e a una foto, trovando molto di più delle risposte che cercava; da qui, lentamente e dolcemente, l’autore ci racconta le emozioni di un ragazzino 17enne alle prese con l’inevitabile mutamento che la crescita comporta, tra dubbi, paure, problemi famigliari, primi amori…
In questo romanzo pieno di sentimento lo scrittore tratta il tema degli adolescenti che, a causa delle personali debolezze, della realtà circostante, delle compagnie sbagliate, si approcciano al mondo della droga.
Anche la copertina, molto bella e con un’immagine alquanto forte in primo piano, fa subito capire al lettore che il libro che sta per iniziare a leggere non sarà il solito romanzo palloso in stile “e vissero felici e contenti…”. Tutt’altro. Il romanzo di Daniele Amitrano, edito dalla casa editrice milanese 13Lab, è una storia affascinante che racchiude un insieme di sentimenti contrastanti mescolati a pura poesia.
“L’immagine di copertina è stata scelta dalla casa editrice, e posso solo dire che è spiazzante come forse un poco tutto il romanzo”, ammette lo scrittore.
“Volevo dominare il mondo, ma non mi accorgevo di essere dominato…”. Questa massima dell’autore, a primo acchito, potrà sembrare “banale”, eppure ci riguarda tutti da vicino. Perché in realtà tutti, quand’eravamo adolescenti, volevamo dominare il mondo; poi, crescendo, ci siamo resi conto, lentamente, che era il mondo che stava dominando noi…
Daniele, grazie alla sua scrittura limpida e allo stesso tempo molto descrittiva, riesce perfettamente a far ambientare il lettore nel contesto della storia; spiegando più che bene cosa significa sprofondare nel fango… fino ad arrivare a un finale inatteso che lascerà il lettore a bocca aperta.
Ma andiamo a conoscere l’autore: Daniele Amitrano nasce a Formia il 14 febbraio 1982. È sposato con Simona e ha due figli: Christian e Greta. È un maresciallo capo dell’Esercito italiano e presta servizio a Roma presso lo Stato Maggiore dell’Esercito.
“‘Figli dello stesso fango’ nasce da una reale notizia appresa per telefono – spiega Daniele – la morte di un mio compagno di scuola per presunta overdose di eroina. A lui ho dedicato il libro. E anche altri eventi sono estrapolati dalla vita reale. Ma lascio al lettore la scelta e l’immaginazione. Anche per i personaggi mi sono ispirato a persone di mia conoscenza o alla fusione di più di una persona per creare un solo personaggio. I luoghi dov’è ambientato sono quelli della mia infanzia dove ho vissuto fino a che il lavoro non mi ha portato via: il Sud pontino”.
E riguardo le sue letture: “Attualmente sul mio comodino c’è ‘Looking for Naomi’. Amo la narrativa italiana contemporanea anche se non disdegno il resto – confessa Amitrano – Ho letto Ammaniti, Mazzucco, Moccia, e ora sto leggendo Massimo Bisotti per quanto riguarda gli autori attuali. E oltre a qualche tomo della letteratura classica, da giovane ho letto Giorgio Bassani, Oriana Fallaci e Alberto Bevilacqua. Degli autori stranieri ho letto Shakespeare, soprattutto i sonetti d’amore. Lui, forse mi ha davvero influenzato nello stile poetico. Gli altri non so. Penso che tutte le letture in qualche modo influenzino il modo di scrivere. Io ho cercato il più possibile di essere originale. Ci sono riuscito? Questo lo lascio dire ai lettori”.
“L’editoria italiana è una giungla piena di predatori e piccole prede – ammette lo scrittore – noi sognatori, noi autori pronti ad essere sbranati. In questa giungla c’è anche chi si salva ma per esperienza vissuta con la precedente CE consiglio sempre a chi approccia a questo mondo di diffidare del lupo travestito da agnellino. Diciamo che ho ancora dei crediti sotto forma di diritti d’autore non versati mentre lui continua a sfornare libri (senza saldare i debiti accumulati). Chiunque scrive penso che non lo faccia solo per una soddisfazione personale. Un po’ sogna di finire nelle mire di un grande editore e non lo nego che lo sogno anch’io. Intanto proseguo il mio cammino con la 13Lab ed è a buon punto la stesura del secondo romanzo… Non posso dire il titolo se no Giusy mi ammazza… Sarà anche questo un romanzo che tratterà temi sociali delicati, non mi piacciono le cose semplici!”.
“La cosa più strabiliante capitata da quando sono entrato in questo mondo – conclude Daniele Amitrano – è che quasi ogni giorno una persona sconosciuta mi contatta sui profili social per complimentarsi con me di ‘Figli dello stesso fango’. È davvero una grande soddisfazione per chi come me viene dalla ‘plebe’. Orgogliosamente. E li ringrazio spesso tutti, perché è grazie ai lettori se noi scrittori ci concediamo il lusso di scrivere”.
Mattia Lattanzi
Dal numero 135 – Anno III del 23 /11/2016
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