Gli Auguri Natalizi del Sindaco Nardella a Firenze e ai Fiorentini
Si è aperta con gli auguri di Natale del Sindaco Dario Nardella alla città la Festa del dono promossa dalla Vice Sindaca Alessia Bettini e dedicata a donne, uomini, associazioni che hanno deciso di dedicare parte del proprio tempo agli altri, in occasione di quello che da decenni è il tradizionale appuntamento del Sindaco per gli auguri natalizi, nel Salone dei Cinquecento, alle autorità civili, religiose e militari, e alla cittadinanza, tutti insieme, senza nessuna distinzione.
La cerimonia, come da tradizione, si è tenuta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ma quest’anno, a causa della pandemia e nel rispetto delle disposizioni antiCovid-19, è stata visibile esclusivamente in streaming sul canale YouTube del Comune, in quanto a nessun cittadino o autorità è stato consentito partecipare.
Anche il Presidente del Consiglio Comunale Luca Milani ha inviato i suoi auguri alla cittadinanza attraverso la stampa cittadina, questo il testo del messaggio:
Care fiorentine cari fiorentini,
ecco che finalmente siamo giunti al termine di questo anno orribile, e con esso siamo anche alla fine dei primi 20 anni del nuovo secolo.
Anche in tempi normali, questo sarebbe stato, comunque, tempo di analisi e di verifica di come e dove stiamo andando. Nel mondo moderno, e questa pandemia lo ha reso ancora più evidente, tutti i popoli della Terra sono interconnessi gli uni agli altri. Abbiamo adesso la necessità di riscoprirci veramente fratelli, gli uni degli altri, e soprattutto avere la consapevolezza che abitiamo tutti su un solo pianeta con un equilibrio, ora più che mai, messo a dura prova. Inoltre, la pandemia ci ha messo davanti agli occhi le disparità tra gli esseri umani, non solo tra paesi e popoli ma anche tra cittadini. Non è vero che siamo sulla stessa barca, stiamo affrontando la stessa tempesta ma non sulla stessa barca, qualcuno è meglio attrezzato di altri.
Allora è responsabilità della politica fare scelte giuste; è compito del sistema pubblico garantire pari dignità, ad esempio, nell’accesso e nel risultato della cure, pari dignità al sostentamento proprio e della famiglia, pari dignità ad un alloggio confortevole, pari dignità all’accesso e fruizione dei beni essenziali.
Tutto quello che è stato, e sta accadendo, non può renderci indifferenti e, a fianco di tutto su quanto devono fare le Istituzioni e chi ha responsabilità di ogni ordine e grado, c’è anche la responsabilità individuale di ciascuno di noi, nell’aver cura di se e degli altri, la responsabilità di avere attenzione e rispetto per il bene pubblico e per tutto quanto ci circonda.
Nella speranza che tutto ciò che stiamo patendo oggi ci conduca “a riveder le stelle” con occhi nuovi, capaci di superare passate sicurezze e a progettare migliori modelli di società per i nostri anziani, per il mondo del lavoro, per i giovani, per un futuro dove le nuove generazioni possano esprimere le loro capacità, per rinnovare uguaglianza nei diritti, per costruire giustizia e pace, per un sistema di vita migliore che rimetta al centro l’essere umano. Lo dobbiamo alle migliaia di morti di questa pandemia, lo dobbiamo ai nostri anziani, e lo dobbiamo ai nostri figli.
Auguri sinceri di Buon Natale e di Anno Nuovo a tutti.
Questo invece il testo dell’intervento integrale del Sindaco Nardella:
Care concittadine e cari concittadini,
mancano pochi giorni a una delle date più significative del calendario. Mi sono chiesto come affrontare questa festa di così grande valore spirituale e sociale. So con certezza che dovremo affrontare questo Natale in un modo diverso dal solito, con limitazioni e privazioni che non devono però scalfire il senso profondo di questa festa.
Siamo ancora nel pieno di una crisi che ha messo a dura prova la resistenza e la fiducia di tutti noi. Dobbiamo in qualche modo reagire perché non possiamo negare la durezza di questa esperienza, veramente inusuale nelle nostre società abituate alla sicurezza e al benessere, alla libertà e all’ottimismo. Abbiamo preso coscienza della nostra fragilità e della nostra impreparazione. Quello che abbiamo vissuto, quello che stiamo affrontando, ci pare quasi incomprensibile. L’imponderabile ha sconvolto le nostre abitudini, i nostri comportamenti, gettando nello sconforto e nella disperazione molti di noi. Dobbiamo trovare, però, nel nostro cuore, nelle nostre conquiste sociali, nella nostra arte e nella nostra cultura le ragioni profonde della speranza e della responsabilità. Le crisi possono essere l’occasione per guardare dentro noi stessi, dentro le nostre comunità, nell’umanità e nella natura di cui non possiamo dimenticare la fragilità e la potenza; una potenza che può anche venirci contro.
Ricordiamo il nostro sommo poeta Dante, che ci dice che siamo nati per seguire virtù e conoscenza. Dobbiamo allora renderci forti dei valori morali e spirituali, di quelli di bellezza e gentilezza, di quelli di giustizia e fratellanza e dobbiamo essere forti e generosi nella nostra intelligenza e cultura per sollevare gli altri da difficoltà e paure, da sofferenza e umiliazione. Penso all’umiliazione di quanti si trovano in serie difficoltà economiche, a chi ha perduto il lavoro.
Il Natale è una festa importante perché è la festa che riassume nei suoi simboli e nei gesti i valori dell’altruismo e della speranza, della gioia e della generosità. Riflettiamo allora in questi giorni di restrizioni e di privazioni sul valore simbolico di questa festa, sul suo significato originale, guardiamo all’essenziale e non perdiamo di vista i segni della sperata rinascita. Una rinascita che, però, deve riguardare e coinvolgere tutti senza lasciare indietro nessuno.
Il Natale è il giorno in cui festeggiamo il tema cristiano della nascita del piccolo Salvatore del mondo assieme a quello primordiale della rinascita della natura, della luce che ritorna piano piano a dominare le giornate, mentre sotto la scorza della terra inizia a germogliare una nuova primavera. Nei simboli cristiani, nelle immagini della natività, ne abbiamo di bellissime nei nostri musei e nelle nostre chiese, leggiamo parole di salvezza e di conforto. Questo Natale ci impone ristrettezze è vero, limitazioni e sacrifici. Abbiamo, però, una chance in più. Possiamo guardare all’essenziale, rinunciare al superfluo, dedicarci alla cura degli altri. Pensiamo bene al valore che assumeranno i messaggi di auguri, i piccoli regali, i gesti di solidarietà espressi in questa situazione con queste limitazioni. Sarà bello come mai potersi abbracciare anche fosse solo attraverso uno schermo. Sarà importante come mai aiutare chi ha bisogno, aver cura dei più fragili e degli indifesi. La nostra città mi riserva, ci riserva, in questo senso sempre grandi sorprese, straordinari esempi di umanità e attenzione verso gli altri. Tutto quello che oggi affrontiamo e sopportiamo ci sta in realtà rafforzando. Dobbiamo resistere, dobbiamo essere responsabili per il bene di tutti, per uscire dal tunnel tutti assieme.
Care fiorentine e cari fiorentini lasciatemelo dire: il Natale, quest’anno, arriva nel momento giusto. Abbiamo tutti bisogno di un po’ di serenità e di felicità, di un po’ di tenerezza e di calore. Con il Natale festeggiamo il rito del dono, come stasera. Un gesto centrifugo che parte da noi e raggiunge gli altri. Nell’attimo in cui facciamo un dono siamo più forti del nostro egoismo.
Anche la politica, allora, deve essere un servizio e un dono, soprattutto di competenza e dedizione. Non vorrei mai dimenticarlo quando mi muovo per Firenze, quando mi dedico a voi, questo è il mio dovere, quando prendo delle decisioni che avranno conseguenze sulla mia e sulla vostra vita. Mai come quest’anno il Natale e le feste di Capodanno e poi quella dell’Epifania potranno essere motivo di riflessione, di introspezione e di cambiamento. Cambiamento che non può esserci senza un’attenta comprensione di quanto ci è accaduto, di quello che abbiamo donato e ricevuto, di quello che abbiamo conquistato e abbandonato, delle vittorie e delle sconfitte. Oggi festeggiamo delle storie esemplari della nostra città, di eroi quotidiani, di persone generose e disinteressate al proprio ritorno, che hanno messo in moto un’azione centrifuga spostando l’interesse dal proprio sé, dal proprio egoismo, verso l’altro, per un altruismo senza se e senza ma. Sono piccole bellissime storie di cittadini normali, capaci però di qualcosa di eccezionale, di un gesto, un pensiero, un’azione che eccede la normalità. Queste persone rendono normale quello che troppe volte ci pare eccezionale: perché normale devono essere l’altruismo, la cura, la responsabilità attiva dei singoli perché ognuno di noi è insostituibile e non siamo intercambiabili. Siamo parte di una catena di solidarietà e di responsabilità che mette in moto processi di cambiamento e di trasformazione da cui dipendono il nostro futuro, il benessere delle nostre città, quello dell’umanità, la salvezza del mondo che abitiamo.
Quest’anno il compito che mi compete, fare gli auguri a tutti voi, mi sembra ancora più difficile del solito perché siamo travolti dalle emozioni e dalle immagini e non possiamo fingere, non possiamo negare con la retorica, quanto siano stati duri e penosi questi mesi.
Ho cercato delle parole chiave e delle immagini forti per riassumere tutti quei pensieri e tutti quei sentimenti che sono stati protagonisti della nostra vita quest’anno nel bene e nel male. Un anno che ricorderemo a lungo. Quest’anno, care e cari cittadini di Firenze, nel farvi gli auguri non posso dimenticare le angosce, il dolore di tanti di voi. Ma voglio trasmettervi il coraggio, la volontà, l’impegno, di tanti di noi e di voi che combattono contro l’accidia e contro la disperazione. Non è per retorica, ma in questi giorni penso sempre più spesso ai versi della Divina Commedia di Dante di cui ricorre l’anniversario a 700 anni dalla morte. Stiamo uscendo dal tunnel, andiamo a rivedere le stelle. Lo leggiamo in questi giorni sul Ponte Vecchio illuminato con giochi di luce e versi del sommo poeta. Dopo un anno vissuto come in una selva oscura, quando la diritta via sembrava smarrita, adesso finalmente cominciamo a uscire dalla paura e dallo smarrimento. Possiamo guardare oltre la linea d’ombra, superando ogni più cupa previsione.
Per concludere questi miei auguri voglio dirvi quali sono le parole che ho scritto sulla mia agenda. Sono parole chiave, parole guida: sono responsabilità, solidarietà, fiducia, collaborazione, coraggio, generosità. Non possiamo vincere da soli, difendendo ottusamente i nostri privilegi, pensando egoisticamente ai nostri interessi. Dobbiamo agire con grande responsabilità e massima generosità. Dobbiamo avere cura di noi stessi come degli altri e del mondo che abitiamo. Dobbiamo sopportare le limitazioni e le restrizioni, perché ci sembrano intaccare i nostri diritti e ridurre i nostri privilegi assieme alla libertà, imponendo regole ferree, richiedendoci sforzi notevoli. Ma questi sforzi sono necessari in nome del bene collettivo. Ci viene chiesto di rinunciare perfino a un Natale normale, vissuto con i famigliari e gli amici, trascorso fuori dalle proprie case, in compagnia degli altri. Dobbiamo essere lucidi nell’analizzare e comprendere le ragioni di tante imposizioni. Essere responsabili significa prendere atto della propria insostituibilità, della insostituibile necessità della propria azione e decisione. La responsabilità non è mortificazione della vita sotto il peso del dovere. Al contrario, nel rispondere al dovere per il bene collettivo sentiamo di contribuire alla vita degli altri.
Quest’anno, a Natale, dobbiamo resistere e agire con responsabilità in nome e per conto della consapevolezza e della speranza, perché la speranza si possa trasformare in realtà.
Lo sforzo di cui ci dobbiamo fare carico è un piccolo grande dono che facciamo a noi stessi e agli altri, è lo strumento necessario per andare all’attacco del virus che ci ha portato sull’orlo dell’abisso. Siamo insostituibili nella catena sociale. Se saremo tutti uniti, non più per paura o terrore, ma con senso di matura e generosa responsabilità saremo presto fuori dal tunnel. Usciremo tutti assieme a vedere la luce dopo il buio.
Buon Natale e buone feste a tutti voi”.
Mattia Lattanzi
Dal numero 323 – Anno VII del 23/12/2020
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