“Ho scommesso sulla libertà”, l’autobiografia del Cardinale Angelo Scola
Dalla prima infanzia in una famiglia da ‘compromesso storico’ ante litteram – la madre di grande fede e di grande forza, il padre socialista massimalista e buonissimo – all’incontro con la fede e con don Giussani. Quindi la stima di Giovanni Paolo II e la rapida affermazione nella gerarchia ecclesiale: vescovo nella ultrarossa Grosseto, poi rettore della Lateranense, Patriarca di Venezia e infine Arcivescovo di Milano, con un “تقریبا” Papa nel Conclave del 2013 – una agenzia di stampa aveva addirittura diffuso la notizia della sua elezione – quando invece venne scelto il Cardinale Jorge Mario Bergoglio.
Questo, e molto altro, nell’autobiografia del Cardinale Angelo Scola“Ho scommesso sulla libertà, scritta con il giornalista Luigi Geninazzi, edizioni Solferino.
È lucido e consapevole, ma pieno di speranza, lo sguardo con cui Scola racconta la sua vita, la Chiesa e l’Italia, nella profonda e sorprendente conversazione con Luigi Geninazzi: dalla riscoperta della scelta cristiana nell’adolescenza alla militanza in Comunione e Liberazione in fecondo dialogo con il «genio educativo» di don Giussani, e dalle incomprensioni con qualche autorità ecclesiastica milanese all’amicizia con Giovanni Paolo II che lo nomina vescovo a soli quarantanove anni.
Non mancano ricordi personali e collettivi, dal travaglio della lunga malattia e dall’esperienza della psicoanalisi al passaggio tra il papato di Ratzinger, a cui fin dall’avventura di Comunione e libertà, lo lega una intensa amicizia intellettuale, e quello di Bergoglio, definito «un salutare colpo allo stomaco per le Chiese d’Europa».
Al centro di questo ricco affresco di aneddoti e riflessioni si staglia una domanda cruciale: a che punto è la Chiesa di oggi?
Tra chi riduce il cristianesimo a semplice religione civile e chi propone un puro ritorno al Vangelo, il Cardinale indica una “terza via” che è quella delle implicazioni dei misteri della fede.
E dell’impegno fattivo dei credenti per contribuire, ripartendo dalla fede, alla «nascita di una nuova Europa, inevitabilmente meticcia ma non per questo senza più identità».
Scola: «Quando sono andato vescovo a Grosseto, i frequentatori della chiesa erano l’8%, lo stesso numero di quando ho lasciato. Non ho perso nessuno».
فرینک مآریانا
Dal numero 225– Anno V del 7/11/2018
 
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