Il 26 e 27 ottobre al Cestello “Harvey” con “Gli Ottovolanti”
Harvey racconta le vicende di Elwood P. Dowd, un affascinante gentiluomo di mezza età che abita con la sorella Veta e la figlia di lei, Myrtle. La vita di Helwood viene però sconvolta quando incontra per la prima volta Harvey che diventerà suo migliore amico. Il Signor Dowd è sempre in sua compagnia e lo presenta a tutti i passanti e i conoscenti che incontra. Inoltre, Veta e sua figlia Myrtle devono mettere ogni giorno un posto a tavola in più per Harvey e se stanno sul divano devono spostarsi per fargli posto.
Ma chi è Harvey? Harvey è un enorme coniglio bianco, un pooka, spirito burlone sotto sembianze animali ed è il vero protagonista dell’irresistibile commedia di Mary Chase della prima metà del ‘900.
L’atteggiamento di Elwood inizia a creare problemi alla sua famiglia proprio perché continua a parlare e vivere con Harvey, che però – attenzione – lo vede solo lui. La sorella Veta, sempre più imbarazzata dalle reazioni delle persone e stremata dalla situazione, decide di farlo ricoverare in una clinica psichiatrica soprattutto per evitare che sua figlia Myrtle resti “zitella” per colpa dello strampalato zio. Dal momento in cui Veta si reca alla clinica, si creano una sequela di malintesi: prima di tutto sarà lei ad essere presa per matta e trattenuta dal Dottor. Sanderson, ma quando la verità verrà fuori tutti inizieranno nuovamente a cercare Elwood e il suo invisibile compagno.
Tra colpi di scena, risate e un tocco di dolce drammaticità, la storia si svolge avvolta da un’atmosfera sospesa tra onirico e reale.
Gli Ottovolanti sono teatranti appassionati da sempre, ma come compagnia stabile nascono nel 2015. I loro spettacoli sono costruiti su testi originali ma con una interpretazione che gira intorno alle emozioni e le storie; vogliono trasmettere al pubblico la felicità che provano quando costruiscono una scena, una dinamica, i personaggi stessi, che diventano parte di loro e uno strumento per conoscersi meglio. Gli espedienti che utilizzano scaturiscono dalla ricerca teatrale dei registi che hanno accompagnato i loro percorsi, e dal lavoro di improvvisazione.
Simona Michelotti
Dal numero 223– Anno V del 24/10/2018
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