Il culo e le Quarantore di piazza del Limbo
Nella liturgia cattolica le Quarantore sono la rievocazione del periodo che intercorre tra la morte di Gesù, al venerdì pomeriggio, e la sua risurrezione, la domenica mattina.
Quaranta ore, dalle 3 del pomeriggio di Venerdì Santo all’alba di Pasqua, le 7 del mattino della domenica.
Tra l’altro nella Bibbia, il numero 40 ricorre quasi cinquantina di volte come simbolo per indicare un periodo cronologico di prova e isolamento.
Le Quarantore principalmente sono legate all’adorazione eucaristica, ma non solo, in quanto è anche un pio esercizio liturgico compiuto nell’arco di tempo del Sabato Santo, con Gesù morto e deposto dalla croce e con il prosieguo della sua opera redentiva durante la sua permanenza nel Santo Sepolcro.
Questo perché per la liturgia cristiana il cambio al nuovo giorno comincia alle ore 18 del giorno precedente, con i Vespri, allo spuntare della luna, di conseguenza le Quarantore vengano considerate anche parte della liturgia del Venerdì Santo e della Pasqua, sovrapponendosi in tal modo ad altre funzioni come l’Adorazione della Santa Croce e alla Veglia pasquale.
Nell’arco di queste 40 ore, per la fede cristiana Gesù Cristo è contemporaneamente morto come uomo ma vivo in quanto Dio.
Tra le prime regioni in cui si organizzarono le Quarantore ci furono l’Emilia, nel 1546 a Bologna, le Marche, 1542 a Recanati, e il Lazio, 1548 a Roma.
A Firenze, legato alle Quarantore c’è un detto: “c’entra come il culo con le quarantore”.
Pochi sanno però come questo detto è nato.
Nella piazzetta del Limbo, nella la chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, durante la funzione religiosa dell’adorazione eucaristica per le Quarantore, si sentì il forte rumore di uno schiaffone.
In fedeli, raccolti in preghiera, si voltarono tutti verso il lato da cui veniva tale suono, e videro un messere, ben vestito, che si massaggiava la guancia davanti ad una popolana che lo fulminava con lo sguardo.
L’uomo, imbarazzato si giustificò, dando la colpa alla ressa per essere andato addosso alla donna, toccandole il sedere, balbettando “è per via delle quarantore”.
La donna gli rispose stizzita “ma che c’entra il mio culo con le quarantore!”.
Da qui il detto popolare che ancora oggi i fiorentini usavano per sottolineare come quella cosa di cui si parla non c’entra assolutamente niente con un’altra.
Franco Mariani
Dal numero 11 – Anno I del 26/03/2014
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