Il separato Tiberio Timperi, paladino dei babbi separati
Tiberio Timperi, 50 anni, giornalista e conduttore televisivo, attualmente sugli schermi di Rai 1, da qualche anno fiorentino d’azione, ha una casa in San Frediano, da otto anni è uno dei tanti padri separati.
Un vero esercito di abbandonati a se stessi, separati dalla legge dai propri figli, spesso usati dalle mogli, che non vogliono trovarsi un lavoro, per ottenere soldi e mantenere lo stesso tenore di vita del matrimonio, costringendo i mariti ad andare a vivere sotto i ponti, perché devono lasciargli la casa, senza nessuna prospettiva economica e possibilità di ricrearsi una nuova famiglia.
Alla testa di questo esercito, senza nazionalità, c’è Tiberio Timperi, “da sei anni vivo questa realtà di padre separato e della macchina della giustizia che non funziona”.
Portabandiera e non testimonial, come invece spesso accade per chi lavora nello spettacolo?
“Si, in qualche modo mi sento investito di questa responsabilità. Francamente se c’è bisogno di un portabandiera vuol dire che c’è un problema, e che c’è qualcosa che non funziona, e questo non mi piace. Il problema è che in Italia, a fronte di una legge ben pensata, scritta forse un po’ meno bene, ma comunque lo spirito era quello di favorire la genitorialità, assistiamo ad un continuo sabotaggio-calpestamento fatto da buona parte della magistratura, che vede al centro della famiglia, che si va a disegnare all’indomani del divorzio, la madre, che è buona a prescindere. Mi spiego, la legge parla di rapporto equilibrato e continuativo che per certi giudici è: un giorno alla settimana e fine settimana alterni, quindi 8 giorni al padre e 23 alla madre. Questo non ha niente a che vedere con l’articolo 3 della Costituzione che parla di pari dignità per tutti i cittadini. Non è pari dignità finire sotto un ponte, non è pari dignità che stiano spuntando come funghi case di accoglienza per padri separati. C’è qualcosa che non va. Visto che sono padre separato, e giornalista, cerco di fare qualcosa per cambiare le cose. Per fare politica, politica sociale, come la intendo io, non bisogna stare in Parlamento”.
Però da giornalista, fino a quando non ti sei trovato, tuo malgrado, coinvolto direttamente, non ti sei occupato di questa problematica?
“E’ vero, e ti dirò di più: quando facevo il telegiornale, e mandavo in onda servizi sui padri vestiti da Batman aggrappati al cornice di Buckingham Palace, per me dolore faceva riva con folklore e poi, invece, ho toccato con mano”.
Come pensi invece che i tuoi colleghi, nelle varie redazioni, affrontino questa problematica?
“Nelle redazioni giornalistiche ci sono molti colleghi che sono padri separati, che sanno, conoscono. Poi magari qualcuno ha il pudore di non voler uscire allo scoperto. Ecco io sono uscito allo scoperto, ci ho messo la faccia, ci ho messo il cuore, e ci ho messo la mia esperienza di vita. Una volta tanto c’è qualcuno parla di cose che conosce e che ha vissuto sulla propria pelle”.
Come invece i figli affrontano lo scontro tra i due genitori?
“I figli quando hanno l’età della consapevolezza non lo vedono bene, e si trovano combattuti, dilaniati, da questo patto di lealtà. Quando invece sono piccoli ‘seguono’ il genitore con il quale passano più tempo, che 9 volte su 10 è la madre”.
Come vedi il futuro?
“Il futuro lo costruiamo oggi, dando battaglia, sensibilizzando la gente sulla causa”.
Franco Mariani
Dal numero 3 – Anno I del 29/01/2014
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