La Croce del Sud è fiorentina grazie ad Andrea Corsali

Andrea CorsaliLa Croce del Sud è una costellazione visibile nell’emisfero sud.

Come la Stella Polare viene utilizzata per stabilire la direzione Nord, cosi  la Croce del Sud serve per individuare la direzione Sud.

Ebbene una delle quattro stelle che costituiscono la Croce del Sud è stata scoperta dal navigatore fiorentino Andrea Corsali nato nel 1487 da Giuseppe e Caterina, come risulta dall’iscrizione nel registro dei battesimi di Santa Maria del Fiore.

La maggior parte delle notizie che abbiamo sulla sua vita ci provengono solo da due sue lettere, una del 6 Gennaio 1515 ed una del 18 Settembre 1517, inviate ai Medici, suoi protettori e committenti.

Fu Corsali a identificare per primo la Stella del Sud come una croce, registrandone la posizione nel firmamento, come ricorda lui stesso nella lettera del 1515 indirizzata a Giuliano de’ Medici Duca di Nemours, e all’epoca signore di Firenze, dove il navigatore descrive la costellazione, battezzandola Croce del Sud ed aggiungendone il disegno.

Si era spinto ad Oriente dopo essere partito da Lisbona, aver circumnavigato tutta l’Africa e aver sostato a lungo in India.

Là aveva visitato Goa, Batticola, Cononar, Brazulgar, Calcutta e poi, dopo una sosta a Ceylon aveva raggiunto Sumatra e quindi la penisola di Malacca.

Era stato in questo viaggio che Corsali aveva dimostrato un errore compiuto fino ad allora da altri navigatori che confondevano Sumatra con la Tropobana, cioè Ceylon, secondo il nome che avevano attribuito gli antichi a quest’isola.

Fu Corsali a scoprire che Sumatra, Tropobana o Ceylon non erano tre nomi che indicavano la medesima entità geografica, bensì si riferivano a due isole distinte e anche molto lontane fra loro. Sempre nello stesso viaggio del 1515 Corsali rilevò un errore compiuto da Tolomeo sulla longitudine fra la costa africana e quella dell’India: veniva considerata maggiore di quella che è in realtà.

Nella prima edizione dell’atlante dell’Artelio, che porta la data del 20 Maggio 1570, è possibile rilevare che il navigatore fiorentino è stato il primo a notare l’esistenza della Nuova Guinea che lui battezzo’ con il nome di Terra Piccennaculi.

Un altro dei grandi viaggi compiuti da Andrea Corsali ebbe come meta l’Abissinia al seguito dell’ambasceria portoghese al Negus, guidata da Odorardo Galvan.

Era il 1517 e questa avventura che portò a termine da solo perché Galvan morì durante il viaggio, Corsali la descrisse nella relazione che inviò a Lorenzo de’ Medici.

Visitò l’isola di Socotra, della quale descrive la flora, la fauna, gli usi, i costumi degli abitanti che erano cristiani.

Giunse poi nel porto di Aden, che lo impressionò molto per l’intensa attività commerciale che vi si svolgeva.

Quindi, entrò nel mar Rosso e con la sua nave seguì la costa eritrea, visitandola fino a Suakim.

Nelle sue descrizioni Andrea Corsali parla dell’isola di Dalack, di Archico, di Massaua e, sbarcato, il navigatore raggiunse il convento della Visione, che si trovava a pochi chilometri da l’Asmara.

Rimase affascinato dalla pesca delle perle che vide nell’isola di Dalack, studiò gli usi e i costumi degli abissini e il loro modo di combattere.

Durante il suo viaggio in quella regione raccolse una tale quantità di notizie così precise sul popolo abissino, sui sovrani che lo guidavano che sono state negli anni e nei secoli successivi una guida sicura per tanti altri viaggiatori.

E c’è stato addirittura chi ha sostenuto, nel diciannovesimo secolo, che se i governanti italiani avessero attentamente letto e studiato quanto aveva scritto Corsali, avrebbero potuto evitare molti errori quando le nostre truppe vennero inviate in quella regione.

Sempre durante quel viaggio compiuto intorno al 1517, il navigatore fiorentino visitò l’Harrar che descrisse come un paese fertilissimo, quindi toccò le città marinare dello Yemen e approdò a Ormuz, dove poté constatare di persona quanto fosse intenso allora il commercio con la Persia.

Fu questa l’ultima tappa della sua navigazione tra l’Africa, l’Arabia e l’Asia, facendo poi ritorno definitivamente in Italia.

Franco Mariani

Dal numero 16 – Anno I del 30/04/2014