L’Abbazia di San Galgano: luogo incantato tra mito e leggenda
Quest’anno la Pasqua arriverà il primo di aprile, ed è già tempo di programmare le famose gite fuori porta.
Infatti, come dice il proverbio “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, luoghi fuori porta, qui in Toscana, ce ne sono tantissimi da visitare.
Oggi parleremo di un luogo incantato, e vi racconteremo la sua storia.
Si tratta di un posto immerso magicamente nella campagna Toscana, nel comune di Chiusdino, a una trentina di chilometri da Siena, dove c’è un’abbazia cistercense, costruita attorno al 1220: l’Abbazia di San Galgano.
I suoi lavori ebbero termine dopo 45 anni, e venne consacrata dal Vescovo di Volterra Alberto Solari.
Ma dopo cento anni di grande splendore, fino al 1364, seguì la lenta decadenza data dalla sventurata pratica della Commenda.
La commenda era, propriamente, una voce che designava un benefizio ecclesiastico affidato (dato in commendam appunto) a un secolare usufruttuario che ne godeva la rendita. Da ciò si deduce che la rendita fosse annessa a un grado ecclesiastico o grado cavalleresco assimilato.
Emblematico fu un fatto che avvenne nel 1550: Il Commendatario Girolamo Vitelli arrivò a vendere (dopo aver svenduto anche i gioielli) il tetto in piombo.
E nonostante alcuni tentativi di ripristinare il convento alla fine nel 1789, dopo che la Rotonda di Montesiepi fu elevata a Pieve, la grande abbazia venne sconsacrata e lasciata definitivamente alla rovina.
C’è una leggenda bellissima su San Galgano e sulla Rotonda di Montesiepi, che narra di alcuni nobili che vivevano nel castello, Guidotto e Dionisia della famiglia dei Guidotti.
Essi, nonostante avessero una vita agiata e fossero felici, il loro turbamento era di non avere figli, anche se, “per grazia ricevuta”, e nonostante l’età matura della donna, nell’anno 1148 venne alla luce un fanciullo che chiamarono Galgano.
Si narra che fosse un tipo irruente è un po’ scapestrato, tanto da far sì che la madre si raccomandasse sempre a San Michele Arcangelo che lo ravvedesse.
Una notte Galgano sognò San Michele e, dopo varie vicissitudini, pare che lo incontrò di persona.
Proprio mentre cavalcava assorto nei suoi pensieri, ecco che gli si parò davanti l’Arcangelo avvolto da una luce abbagliante ad ostruirgli la strada, con la spada alzata e gli occhi dai quali sembrava uscire una luce surreale.
Il cavallo, terrorizzato da cotesta visione, disarcionò Galgano, che cadde, si rialzò e rimase immobile senza dire una parola.
Dopo diversi attimi di rapimento, l’uomo tirò fuori la spada e la infilzò nella roccia formando una croce con l’elsa. Quindi l’Arcangelo scomparve, e i rami degli alberi formarono una cupola sopra la spada. Dal quel momento Galgano diventò un eremita devoto al Signore…
A voi leggere la fine della storia quando andrete a visitare questo luogo fatato…
Simona Michelotti
Dal numero 190 – Anno V del 14/2/2018
Seguici!