L’abito non fa il monaco ma il Cardinale si
Saranno 19 i nuovissimi abiti rossi, freschi di sartoria, che sfileranno il 22 Febbraio in Vaticano per il Concistoro.
Per le sartorie romane ecclesiastice, dette i “Santari”, il Concistoro è sempre un tour de force, in quanto hanno poco più di un mese per realizzarli.
La sartoria più rinomata, in tutto sono circa una decina, è quella dei Gammarelli, storico marchio, dal 1798.
Sono loro che per il Conclave preparano l’abito bianco in tre taglie per il nuovo Papa.
Il rosso cardinalizio tecnicamente si chiama rosso ponsò, e non esiste in commercio, si trova solo da questi sarti.
I calzini sono un esclusiva Gammarelli.
Stessa cosa per il viola dei vescovi, che è il paonazzo romano.
Anche i Cardinali fiorentini si sono sempre serviti presso le rinomate sartorie romane, almeno fino al Cardinale Antonelli, che è stato il primo Arcivescovo di Firenze a non ricorrere ai sarti romani, decidendo di affidarsi in toto alla sartoria ecclesiastica fiorentina Ceruti, in via del Proconsolo, di Gianni e Cinzia.
Anche Betori si è affidato alle mani affidabili della sartoria fiorentina Ceruti.
Dopo la riforma voluta da Paolo VI oggi un completo cardinalizio, tecnicamente detto abito “corale”, quello tutto rosso porpora, si compone di una tonaca rossa di lana fine con i bottoncini fino ai piedi, di una fascia rossa di seta alla vita, con frangia, di un rocchetto-cotta bianca in cotone con maniche a tre quarti e lungo fino al ginocchio, generalmente ornato di pizzi e ricami, di una mozzetta rossa da indossare sopra il rocchetto, chiusa davanti da 12 bottoncini, un paio di calzini rossi porpora, di un cordone rosso oro da portare al collo per reggere la croce d’oro, con un fiocco sul retro, di uno zucchetto rosso, di una berretta rossa a quattro angoli e tre spicchi.
Generalmente ogni Cardinale ha 2 completi nel suo guardaroba.
Costo variabile tra i 2-3mila euro ad abito.
Altro accessorio obbligatorio è una mitria di seta bianca damascata, fino a Papa Francesco con ornamento a pigna, da usarsi nelle concelebrazioni con il Papa. Ora invece Bergoglio ne ha fatta disegnare una più semplice.
Altro abito obbligatorio è quello “piano”, per tutti i giorni, composto da una tonaca nera con la pellegrina cucita al collo e aperta sul davanti, il tutto con bottoncini, asole e profili in rosso porpora, croce d’oro o argentata, retta da semplice catena.
Anche di questo ogni cardinale ne possiede più di uno, a cui deve aggiungere almeno l’abito del “missionario”, dove la tonaca è tutta bianca con le rifiniture uguali all’abito piano, e che viene usata quando visita paesi africani.
I due abiti si aggirano sui 2mila euro circa.
Due gli accessori facoltativi: il cappello a saturno, ornato da cordone e fiocchi, e il Ferraiolo, un mantello tutto rosso porpora che si indossa sopra l’abito talare, di seta, molto ampio che ricoprire tutta la parte posteriore, con un ampio colletto con taglio a carré.
Alcuni Cardinali hanno ripreso ad indossare la cappa magna, con coda vermiglia, lunga fino a 12 metri.
Tra le storielle vaticane la più celebre relativa ai neo cardinali e quella su l’abate filosofo Antonio Rosmini.
Nell’estate del 1848 Pio IX gli promise che l’avrebbe fatto cardinale, invitandolo a preparare per tempo il necessario corredo. Rosmini spese 40mila scudi, solo che la Repubblica Romana fece scappare il Papa a Gaeta, e la nomina sfumò.
Tuttavia Rosmini riuscì a rifarsi delle spese, rivendendo il tutto a un neoporporato al primo Concistoro utile.
Franco Mariani
Dal numero 1 – Anno I del 15/01/2014
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