Mons. Alberto Gori, Francescano ordinato a Firenze, Patriarca di Gerusalemme dal 1950 al 1970
Durante tutti i riti della Settimana Santa l’occhio e la mente dei fedeli non può non rivolgersi alla Terra Santa, in particolare il Venerdì Santo, quando per decisione papale, da tempo immemorabile si raccolgono offerte per sostenere i luoghi dove ha vissuto e operato Gesù, affidati alla custodia francescana.
Poi, noi fiorentini, proprio a Pasqua, accendiamo la miccia dello Scoppio del Carro e il fuoco sacro, durante la veglia pasquale, proprio con le scaglie del Santo Sepolcro, portate da Gerusalemme da Pazzino de Pazzi.
Pochi lo sanno ma un Frate toscano, Alberto Gori, nativo di Agliana, che operò e studio per diversi anni nell’arcidiocesi fiorentina, dove fu ordinato sacerdote, dividendosi tra Signa e Fiesole, per 12 anni, dal 1937 al 1949 fu Custode di Terra Santa, diventando poi Patriarca di Gerusalemme per 20 anni, dal 1950 al 1970.
Primo Custode della Terra Santa in assoluto ad essere nominato Patriarca di Gerusalemme.
Di lui la storia ci dice che “resse abilmente la Custodia continuando la tradizionale politica di collaborazione con le autorità britanniche che esercitavano il mandato sulla Palestina. Gli anni del suo governo furono tra i più difficili della secolare storia della Custodia”.
Terminato il conflitto mondiale Padre Gori non tardò a comprendere che si stavano preparando anni difficili per i diritti cristiani in Terra Santa. Pio XII decise di nominarlo Patriarca latino di Gerusalemme. Il contenuto degli interventi del Pontefice e delle encicliche sulla situazione della Palestina fu sovente influenzato dagli allarmati rapporti che inviò in Segreteria di Stato in Vaticano.
Il suo compito era estremamente difficile, data la cronica mancanza di mezzi finanziari e la complessa situazione politico-militare della regione.
All’epoca il Patriarcato gestiva 41 parrocchie in Palestina e Giordania,era composto da 61 sacerdoti secolari, 33 dei quali di origine locale.
Aveva giurisdizione anche su quella di Haifa, aveva 68 scuole fornendo l’insegnamento a oltre 17.000 alunni, buona parte dei quali musulmani, greco-ortodossi e cattolici di rito orientale.
A fine anni Sessanta le scuole erano raddoppiate, 125 frequentate da 27.000 allievi.
Anche quando fu chiamato a collaborare al Concilio Vaticano II fornì un contributo importante ai lavori.
Tra il 4 e il 6 gennaio 1964 ricevette Paolo VI nella sua storica visita, la prima di un Papa in Giordania e in Israele, divenendo anch’egli protagonista di un avvenimento dalle importanti implicazioni ecumeniche, culminata con l’incontro e l’abbraccio con il Patriarca Atenagora.
Assunse anche l’incarico di Presidente della Conferenza Episcopale dei Vescovi Latini delle regioni arabe, un organismo che promosse e organizzò lui stesso a partire dal 1962, in linea con lo spirito e le deliberazioni del Concilio.
Fu testimone di due nuove tragedie la “guerra dei sei giorni”, nel giugno 1967 e la sanguinosa repressione nei confronti dei guerriglieri dell’Olp attuata dal governo hascemita di Giordania, il cosiddetto “Settembre Nero”, dei cui drammatici effetti volle essere testimone diretto malgrado il grave stato di salute che lo avrebbe portato alla morte il 25 novembre 1970.
Mons. Gori non è comunque il primo fiorentino ad essere nominato Patriarca di Gerusalemme in quanto dal 1194 al 1202, anno della sua morte, fu investito del titolo Aimaro Monaco dei Corbizzi, prelato di origini fiorentine. Si dice, ma non ci sono riscontri storici attendibili, imparentato con la nobile famiglia dei Corbizzi. Aimaro prima di diventare Patriarca per sei anni, dal 1171 al 1177 fu anche Magister e Cancelliere del Patriarcato, mentre dal 1181 al 1194 Arcivescovo di Cesarea in Palestina.
Aiutare oggi la Terra Santa vuol dire anche ricordare l’operato di questi prelati fiorentini che per diversi anni hanno governato la Terra Santa.
Franco Mariani
Dal numero 14 – Anno I del 16/04/2014
Seguici!