Omelia del Cardinale Betori ai politici fiorentini per la Pasqua 2017
Come consuetudine ogni anno, prima della settimana santa, l’Arcivescovo di Firenze ha incontrato i politici e i cattolici impegnati nella vita sociale per celebrare con loro il precetto pasquale.
Solo che quest’anno la Santa Messa, che si celebra nella cappella del palazzo arcivescovile, si è “scontrata” con la visita a Firenze del Segretario Nazionale del PD Matteo Renzi, che ha praticamente ridotto la partecipazione a tale messa da parte soprattutto dei politici in Consiglio RegionaleM; assenti soprattutto il Presidente Eugenio Giani e l’Assessora alla Sanità Saccardi, sempre presenti a questo appuntamento, come a quello natalizio.
Abbastanza nutrita, invece, la presenza comunale, con tre assessori, tra cui la vice sindaca Giachi, e il vice presidente del Consiglio Massimo Fratini, nel giorno, tra l’altro, del suo compleanno.
Praticamente questa volta sono stati più rappresentantivi i cattolici impegnati a vari livelli nella società civile, piuttosto che i politici.
Nell’invito alla partecipazione all’incontro con il Cardinale Betori, rivolto da don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio pastorale sociale e del lavoro della diocesi, si legge: “A partire dal prossimo 22 aprile, tuttavia, la Chiesa fiorentina si pone ufficialmente in “Cammino sinodale sulla Evangelii gaudium”, per dare a questo «impegno una forma organica e condivisa… per crescere insieme nella missione di testimonianza del Vangelo in questo tempo»”, come ha scritto il Cardinale Arcivescovo nella lettera di indizione. Chiarendo che, «Chiamiamo “sinodale” questo percorso, perché vogliamo creare un ascolto attento di ciascuno e di tutti». La chiamata a questo percorso di ascolto coinvolge tutti. Si potrebbe dire, però, che rappresenta un invito pressante per le persone impegnate in ambito sociale e politico, perché «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune» (E.G., 205). E, proprio perché è una vocazione altissima, esige una specifica responsabilità. Ascoltare, non è facile, soprattutto in questo nostro tempo. Ma quando l’ascolto è vero, non si limita a suscitare un aggiustamento delle modalità con cui ci si rapporta con gli altri. Prima ancora, l’ascolto è capillare e profondo, iniziando da se stessi e dal Vangelo, influisce sul proprio sentire e sul proprio pensare. Più si ascolta, più il nostro conoscere si avvicina alla concretezza della realtà, producendo positivi frutti anche quando siamo chiamati ad affrontare situazioni delicate e problematiche. La Pasqua del Signore, che ci accingiamo a celebrare, a tutti e a ciascuno domanda in modo pressante di rivedere, anche attraverso l’ascolto, la propria visione della vita e della storia e a ripensare il proprio stile di vita e i propri criteri di giudizio alla luce di Colui che è l’unica salvezza per l’uomo e per il mondo: Gesù Cristo”.
Nella sua omelia l’Arcivescovo Betori ha detto: “Dove sta l’incapacità degli oppositori di Gesù nel riconoscere le opere di Dio che egli compie? Nel fatto che essi non sanno accogliere la novità di Dio. Non accettano che il volto di Dio si riveli nella fragilità dell’uomo Gesù, nella misericordia che tutti accoglie, soprattutto i più marginali, nel proporsi non con gesti di potere e di dominio bensì con la generosità del dono di sé con cui ci si consegna agli altri fino al sacrificio. Questo volto di Dio e di Gesù scandalizza e ostacola ancora oggi la fede. È una scelta di fede ma è anche una scelta di come stare al mondo: chiusi nella torre d’avorio del nostro egoismo o aperti agli altri? confidando nella forza con cui possiamo dominarli o scommettendo nelle risorse e nei vantaggi che vengono dal condividere con loro il cammino? alla ricerca della soddisfazione di ogni nostro desiderio o pronti a costruire il bene attraverso il sacrificio? Sono orizzonti questi che illuminano anche l’impegno nella vita sociale e politica, dove ogni momento siamo provocati a superare gli interessi personali o di parte, per cercare il bene comune, in una costante attenzione agli altri e ai loro veri bisogni. Parlo di veri bisogni, perché non ogni desiderio e non ogni presunto bisogno indotto dai modelli di pensiero dominanti costituisce il vero bene della persona umana e della convivenza civile. Va poi tenuto conto di quanto Papa Francesco continuamente richiama: mettere al centro delle scelte l’attenzione alle marginalità e sconfiggere la logica del primato del denaro a scapito della persona. Lasciarci guidare dallo stile di vita di Gesù, dal fare con lui le opere del Padre, non sarà privo di conseguenze anche per noi, ma su questo si misura la coerenza di un cattolico che si sente chiamato a spendere la propria vita nel sociale”.
Riprese video e foto a cura di Franco Mariani.
Franco Mariani
Dal numero 154 – Anno IV del 5/4/2017
Seguici!