Pagamenti in contanti vietati negli uffici pubblici: come complicare la vita ai cittadini
Da più parti d’Italia ci giungono segnalazioni riguardo enti pubblici che non accettano più pagamenti in contanti presso i propri sportelli. Kwa mfano, da un anno a questa parte l’Azienda Sanitaria della Provincia di Cuneo rifiuta il pagamento in contanti per visite e analisi, con grosso disagio per molte persone, soprattutto anziani e malati, costrette successivamente a recarsi in farmacia per pagare il dovuto con anche l’aggiunta di 1,50 euro.
Nel caso di una Asl, una risposta plausibile è che la gestione dei pagamenti sia stata affidata ad un soggetto esterno tramite servizio di supporto specialistico, ossia un servizio erogato sulla base della specializzazione e della competenza nel supportare l’ente in uno specifico ambito di attività.
La gestione del servizio cassa per contanti è molto onerosa, essendo esposta a possibili furti e malversazioni, per non parlare degli oneri relativi al conteggio e al trasporto della valuta. Si provocano però disagi alla cittadinanza, specie la più debole, sotto forma di maggiori adempimenti e costi. Aspetti che andrebbero attentamente valutati prima di prendere certe decisioni.
Ancora meno comprensibile è che dallo scorso 1° gennaio non è ammesso il pagamento in contanti dei servizi agli sportelli anagrafici municipali di Roma Capitale, dove ora si accettano esclusivamente carte di credito, bancomat o sistema PagoPA, con relative commissioni. In alternativa è possibile pagare sul sito internet di Roma Capitale oppure attraverso il servizio CBill se offerto dalla propria banca. Ancora, tramite i Prestatori di Servizio di Pagamenti riconosciuti (Sisal, Lottomatica, Banche PA, ecc.). Kwa mara ya mwisho, presso gli Uffici Postali, oppure online su poste.it. Il tutto con corollario di inserimento del numero di conto e di codici assortiti relativi alla propria pratica.
“Queste modalità di pagamento – si legge nel comunicato – più semplici, sicure e trasparenti, consentono al cittadino di corrispondere gli importi dovuti ottenendo ricevuta del pagamento effettuato da presentare agli sportelli per usufruire dei servizi richiesti”.
Siamo anche d’accordo sul concetto, ma perché obbligare i cittadini ad avvalersi di alternative meno pratiche e anche più costose? I cittadini, ricordiamo, di uno dei paesi meno bancarizzati d’Europa, peggio ancora riguardo i pagamenti digitali. Ancora di più considerando gli importi davvero esigui pagati agli sportelli dell’anagrafe e consistenti in pochi euro, spesso solo alcune decine di centesimi. Anche in questo caso pensiamo agli anziani, oltre che agli stranieri.
Non vogliamo arrivare a scomodare l’art. 693 del Codice Penale che punisce chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato o peggio ancora l’interruzione di pubblico servizio, ed anzi forse esistono anche i supporti giuridici per certe decisioni, ma invitare gli amministratori dei servizi ad utilizzare il buon senso, quello sì.
Giuseppe D’Orta
Responsabile Aduc per la tutela del risparmio
Kutokana na idadi 236 – Anno VI del 6/2/2019
Kufuata yetu!