Papa Giovanni XXIII sepolto a Firenze
Se vi dicessi che Papa Giovanni XXIII non è sepolto in San Pietro, ma nel Bel San Giovanni, ovvero il Battistero di Firenze, sicuramente mi dareste del pazzo dicendo che, come affermato vaticanista, dovrei ben sapere che il corpo invece si trova, dopo la sua Beatificazione, esposto all’interno della Basilica di San Pietro.
Ebbene invece è cosi.
Ciò si deve al fatto che nel 1410 il Concilio di Pisa, dopo la morte di Papa Alessandro V elesse Papa il Cardinale Baldassarre Cossa, che prese il nome di Giovanni XXIII e il cui corpo riposa a Firenze dalla sua morte, avvenuta proprio nel capoluogo toscano il 27 dicembre 1419, all’età di 49 anni.
Tra l’altro fu lui a donare alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore la reliquia del dito di San Giovanni Battista che ancora oggi viene esposta il 24 giugno, festa del Santo Patrono di Firenze.
Il suo pontificato durò poco, solo 5 anni, perché venne deposto dal Concilio di Costanza del 1415, convocato sotto le continue pressioni dell’Imperatore Sigismondo di Lussemburgo.
La sua famiglia, legata alla dinastia angioina, erano signori di Procida e Ischia.
Iniziò la sua vita con l’esercitare la pirateria sui mari.
Dopo gli studi universitari in diritto a Bologna intraprese la carriera ecclesiastica, prendendo i voti.
Nel 1386 fu nominato Canonico della cattedrale di Bologna, amministratore vicario del capitolo e commissario del Cardinale Legato della città emiliana.
Nel 1392 divenne cubicularius, addetto alla camera, di Papa Bonifacio IX a Roma, lontano parente di sua madre, che gli aprì la via al Pronotariato Apostolico e all’Uditorato di Rota, e che quattro anni dopo, lo nominò arcidiacono a Bologna, carica che comprendeva anche la reggenza della locale università.
Nel 1402, a 35 anni, fu creato Cardinale del titolo di Sant’Eustachio.
Fu Legato Pontificio in Romagna, dove rafforzò il potere della Chiesa, stabilendo anche un’alleanza con Firenze, città che poi lo aiutò nel concilio e a diventare Papa.
Impegnato a ricucire lo scisma d’occidente, si dette da fare per organizzare un concilio che si tenne nel 1408 a Pisa.
Erano anni difficili per la Chiesa di Roma con due Papi: uno in Vaticano, Gregorio XII e l’altro ad Avignone, Benedetto XIII, e i vari re e dinastie che ambivano a controllare colui che sedeva sulla cattedra di Pietro.
Il Concilio gli depose tutti e due ed elesse un nuovo Papa, Alessandro V, che però dopo 11 mesi morì.
Fu così che il giovane Cardinale Cossa venne eletto Papa, da soli 17 cardinali, col nome di Giovanni XXIII, in onore di suo padre, il 17 maggio 1410.
Amico di Giovanni di Bicci de’ Medici, fece accedere i Medici all’attività della Camera Apostolica, permettendo alla loro banca di riscuotere le decime e ricavarne una percentuale, un’opportunità che accrebbe notevolmente le fortune finanziarie della famiglia fiorentina.
Con l’appoggio di Luigi II, il 12 aprile 1411, riconquistò Roma occupata dalle truppe nemiche al comando di Ladislao.
Perso l’appoggio di re Luigi, cercò l’appoggio del nuovo imperatore, e dei vari re cattolici, nominando per ognuno di essi diversi cardinali loro amici.
Quando però Ladislao si rifece vivo alle porte di Roma non gli restò che ritirarsi a Bologna.
Intanto il Concilio di Pisa doveva riprendere, e per questo scelse la nuova sede di Costanza, in territorio imperiale, dove lo riaprì il 1 novembre 1414.
Solo che il Concilio non prese una piega a lui favorevole, in quanto durante i lavori fu fatto circolare tra i 150 padri conciliari un libello anonimo, con accuse infondate, nel quale erano elencati 72 capi di accusa contro il papa. Giovanni era accusato di essere “un grandissimo sodomita”, di essersi fatto eleggere con la violenza, di aver avvelenato il papa precedente, di disprezzare gli uffici divini, di aver commesso incesto con la moglie del fratello e con monache, stupro con vergini e adulterio con maritate”.
Secondo Teodorico di Niem, suo segretario particolare, in un solo anno aveva intrattenuto rapporti con 200 donne diverse, tra sposate, vedove e vergini; fu anche accusato di aver complottato la morte del suo predecessore, sembra morto per un clistere avvelenato fattogli dal medico personale di Cossa.
Davanti a tanto accanimento fu costretto a fuggire, chiedendo la protezione del Duca d’Austria, che però tradì la fiducia di Giovanni, consegnandolo nelle mani dell’imperatore.
Riportato a Costanza, fu processato dal Concilio, deposto da Papa il 29 maggio 1415, e dichiarato Antipapa.
Fu accusato, ingiustamente, di simonia, dilapidazione dei beni della Chiesa, sodomia e altri peccati.
Il nuovo Papa Martino V, eletto l’11 novembre 1417, si dette da fare per la sua liberazione, che avvenne però solo nell’aprile del 1419, grazie all’intervento di Giovanni di Bicci de’ Medici, che pagò il riscatto richiesto di oltre 35.000 fiorini, una somma, notevole per l’epoca.
Solo che Giovanni aveva paura di subire la stessa sorte da parte del suo successore e quindi scappò, ma senza fortuna, in quanto fu catturato.
Il 23 giugno 1419 fu portato a Firenze, e, vestito da dottore di legge, si presentò nel monastero di Santa Maria Novella davanti a Papa Martino V, riconoscendolo come legittimo pontefice.
Il nuovo Papa gli concesse di rientrare a far parte del Collegio Cardinalizio nominandolo vescovo di Frascati e confermandolo decano del Sacro Collegio in quanto, nonostante il Concilio lo avesse deposto ufficialmente, dichiarandolo Antipapa, in realtà nella Chiesa molti, tra cui lo stesso Martino, lo consideravano un Papa legittimo, e non un usurpatore, che però dovette essere deposto per il bene stesso della Chiesa.
A Firenze visse nel palazzo Orlandini del Beccuto, in via de’Pecori, oggi sede del Monte dei Paschi di Siena.
Non prese mai possesso di Frascati in quanto dopo solo sei mesi morì a Firenze.
La legittimità di Giovanni XXIII, pur messa in discussione, non fu mai veramente negata dal Vaticano, almeno sino al 1947, quando fu definitivamente tolto dalla cronologia dei Sommi Pontefici che si trova all’inizio di ogni Annuario Pontificio.
Per questo, quando il Cardinale Angelo Roncalli fu eletto Papa, dichiarò che era il XXIII, mettendo poi a tacere definitivamente la questione.
Tra l’altro quando Roncalli da Cardinale, nell’estate del 1958, poco prima di essere eletto Papa si reco in visita a Lodi, città dove s’incontrarono Papa Giovanni XXIII e l’Imperatore, al vescovo Tarcisio Vincenzo Benedetti, fece presente che non era conveniente tenere nel palazzo vescovile un quadro che raffigurasse un antipapa, Giovanni XXIII lì ritratto con l’imperatore.
La sua prestigiosa tomba in marno e bronzo dorato, opera di Donatello e Michelozzo, su commissione di Cosimo dei Medici, si trova tra due colonne a destra dell’altare maggiore del battistero.
Lo stemma centrale è quello pontificio, sormontato dal triregno, in riferimento alla sua elezione a Papa.
Nel 1431 Martino V fece correggere l’iscrizione tombale aggiungendo la parola “quaondam” davanti a Papa, cioè “già” Papa, perché alla sua morte non lo era più, ma di fatto riconoscendo la legittimità, per la Chiesa, della sua elezione e il suo travagliato quanto reale pontificato.
S. Antonino lo dipinge “grande uomo per le cose temporali, per la sua fine politica e per essere nato per il mestiere delle armi”.
Franco Mariani
Dal numero 2 – Anno I del 22/01/2014
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