Perché si decide di fare un tatuaggio? Vi racconto la mia esperienza

tatuaggioI motivi che ci portano a decidere di farsi fare un tatuaggio possono essere tanti, vi racconto il mio: Io l’ho fatto perché doveva essere lì, sulla mia pelle, non per mostrarlo, non perché è di moda o perché fa figa, ma perché io possa vederlo ogni volta che voglio.

Quando ho fatto il primo tatuaggio, ricordo le parole di mia mamma: “Silvy, che cosa hai fatto? Non andrà più via!”; “Certo, lo so, mamma”; “E se ti stanchi?”; “E perché mai? Perché dovrebbe stancarmi? Io amo i tatuaggi, mi hanno sempre affascinato”.

“Un amica invece mi disse: “E quando sarai anziana? Sarà brutto”.

Oddio, intanto bisogna vedere se arriverò ad esserlo, no? Un po’come dire: non fare l’amore perché se lo fai la tua vita si accorcia di dieci minuti, ma anche se bevi un caffè o fumi una sigaretta, insomma, se vivi si accorcia comunque la vita; e io ho scelto di vivere, e non di esistere.

Il mio secondo tatuaggio è stato un fiore di loto, che è il simbolo della rinascita perché in natura nasce immerso nel fango per poi sollevarsi e sbocciare in tutta la sua bellezza, è il simbolo del cielo e della terra; ma qualcuno mi ha fatto notare che per aver scelto un fiore di loto devi essere stata – metaforicamente parlando – almeno una volta immersa nel fango. Giusta osservazione, credo che, chi più chi meno, tutti abbiamo avuto dei momenti bui da attraversare lungo il cammino e tatuarmi il fiore di loto ha significato rinascere, ritrovare me stessa.

Ci sono ancora tanti pregiudizi sui tatuaggi, posti di lavoro dove se ne hai non ti assumono, ad esempio; io lo trovo stupido, perché se ho talento oppure no, non sarà certo un tatuaggio a fare la differenza…

Vorrei inoltre ricordare che chi ha rovinato questo mondo porta la cravatta, e solitamente non ha tatuaggi sul corpo.

P.S. Una signora, dopo il mio primo tatuaggio mi disse: “Hai fatto bene a fare il tatuaggio, perché se mai dovessi avere un incidente aereo e muori, con il tatuaggio ti riconoscono di sicuro…”.

Santa Susina, ho pensato, ha proprio ragione!

Il mio terzo tatuaggio, invece, è stato il nome dei miei figli sul braccio, ero indecisa su quale, ma il sinistro è quello del cuore, quindi non ho avuto dubbi. Direi che sono pronta anche per un quarto… e siccome i tatuaggi non devono essere pari… anche per un quinto.

Sempre vostra, è in cerca di un’idea…

Silvana Scano
Dal numero 211 – Anno V del 4/7/2018