Quella voglia di ritornar bambini: quando era un girotondo a far cascare il mondo
“Sì, un posto dove non cacciarmi nei guai, tu credi esista un posto del genere, Totò? Deve esistere Certo non ci si potrà arrivare con un piroscafo o con un treno. Deve essere molto molto lontano… oltre la luna… oltre le nuvole… da qualche parte oltre l’arcobaleno, lassù in alto c’è un posto di cui, una volta ho sentito parlare in una ninna nanna. Da qualche parte oltre l’arcobaleno il cielo è azzurro e i sogni impossibili diventato realtà, da qualche parte oltre l’arcobaleno volano uccelli azzurri, volano verso l’arcobaleno, non posso farlo anche io? Se ci volano felici gli uccellini oltre l’arcobaleno non posso volarci anche io?” (Tratto da “Il Mago di Oz”).
Penso che ognuno di noi abbia nel cuore una fiaba preferita che, forse, ci rispecchia, e la mia in assoluto è Il Mago di Oz, con Doroty e Totò, il Leone codardo e l’Uomo di latta, lo Spaventapasseri, la strada di mattoncini gialli e le scarpette rosse di Doroty, le streghe buone a Nord e a Sud, quelle cattive a Est e Ovest, la bellissima città di Smeraldo…
Ma cosa mi ha insegnato questa favola? A credere in me stessa.
Sì perché semplicemente desiderando una cosa si diventa ciò che si vuole; lo Spaventapasseri desidera un cervello e così diventa giudizioso, l’Uomo di latta vorrebbe avere un cuore e dimostra di essere pronto a sacrificarsi per gli altri, il Leone codardo quando crede che Oz gli abbia fatto bere il coraggio diventa improvvisamente coraggioso semplicemente perché pensa di esserlo…
Le favole aiutano a crescere e io da bambina avevo il mio cantastorie personale a disposizione: mia sorella maggiore! Mi leggeva le storie di Pinocchio, Sussi e Biribissi, la favola della Bella addormentata, Biancaneve, Cenerentola.
E Pinocchio nei suoi racconti era più simpatico da burattino disobbediente che da bambino, e la Bella addormentata la commentava con un sorriso da cui si capiva che tanto addormentata non era, era il principe che si doveva svegliare; e poi mi raccontava di miti e balene, eroi orchi e streghe.
E dobbiamo capire che nelle favole c’è il senso della vita, le favole catturano l’attenzione, suscitano interesse, trasmettono messaggi e stimolano l’immaginazione, insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita… anche se io non ho ancora superato il trauma della morte della mamma di Bambi…
Ma ho anche sorriso con Alice persa nel paese delle meraviglie, e con Peter Pan e l’isola che non c’è.
Spero di avere evocato dolci ricordi, e magari anche voglia di rileggere la vostra favola preferita.
Finisco con una frase che scrivo spesso sul mio profilo Facebook: e ricordati mio sentimentale amico, un cuore non si giudica solo da quanto tu ami, ma da quanto riesci a farti amare dagli altri… (Il Mago di Oz)
Sempre vostra… e un po’ nostalgica.
Silvana Scano
Dal numero 212 – Anno V dell’11/7/2018
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