Terrorismo: Firenze ricorda l’uccisione dell’Agente di Polizia Fausto Dionisi
Venerdì 20 gennaio la Questura – alla presenza del Questore, della vedova, la Signora Mariella Magi Dionisi, e delle massime autorità cittadine, provinciali e regionali – ricorderà il 39° Anniversario dell’uccisione, da parte dei terroristi di Prima Linea, dell’Agente di Polizia Fausto Dionisi, avvenuto in via delle Casine il 20 gennaio 1978.
La cittadinanza è caldamente invitata a partecipare alle cerimonie per non dimenticare e per non abbassare la guardia di fronte a eventi di rinascita sovversiva che vorrebbero far sprofondare nuovamente il paese in un clima di piombo rovente.
Questo il programma della giornata:
Ore 9,45 al Cimitero di Peretola sulla tomba di Dionisi deposizione di un mazzo di fiori del Capo della Polizia.
Ore 11 in Via delle Casine deposizione corona sul luogo dell’agguato ai piedi della lapide, alla presenza di Prefetto, Questore, Sindaco, vedova e altre autorità cittadine.
Ore 11,30 in Questura Santa Messa nella cappella della Questura.
Se il mandante riconosciuto e condannato, Sergio D’Elia, non siede più in Parlamento, dove ha vergognosamente ricoperto l’incarico istituzionale di Segretario della Camera dei Deputati, quale eletto nel partito della Rosa nel Pugno/PD, solo a causa di una crisi di governo, nonostante la sollevazione popolare, soprattutto di consigli comunali, regionali, provinciali di molte parti dell’Italia, Franco Coda, che risulta essere quello che materialmente ha ucciso l’Agente Dionisi, non è mai stato preso, e Vito Biancorosso non è stato giudicato, perché quando arrestato dopo 20 anni il reato era andato in prescrizione, a distanza di tempo le cose non sono cambiate.
Un terrorista quale Renato Curcio ha lanciato appelli allo Stato perché gli venisse riconosciuta una pensione, i fratelli Solimano, altri due terroristi condannati, uno voleva diventare Assessore al Comune di Livorno, l’altro siede nella Fondazione Michelucci; altri si gongolano all’estero forti del sostegno di governi esteri, come Cesare Battisti, che se la gode in Brasile, Paese che non concede l’estradizione, fino ad arrivare ad altri, come ad esempio Sofri.
Solo le vittime non hanno diritto a una seconda opportunità, e con loro le rispettive mogli e figli, che spesso, come nel caso di Dionisi, non solo non hanno potuto crescere col proprio padre, ma non lo hanno nemmeno conosciuto perché avevano pochi anni di vita. E soprattutto, solo le vittime non hanno mai ottenuto giustizia! Bella l’Italia, vero?
Mattia Lattanzi
Dal numero 143 – Anno IV del 18/1/2017
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