1529: il Notaro dell’Arcivescovo decapitato dagli Otto
Tra le tante storie che potrebbero raccontare le stanze del Palazzo Arcivescovile fiorentino, in piazza San Giovanni, sede della curia fiorentina, una particolare,avvenuta nel 1529, riguarda il Notaro dell’Arcivescovado, Ser Carlo di Michele Locchi, invischiato non in una storia di soldi, bensì di corna.
“Praticando che preti e bazzicando sempre pianete, piviali, tonacelle e tonache, aveva preso quel fare untuoso, mellifluo, strisciante, dell’uomo che nasconde sempre il suo pensiero e parla a seconda delle circostanze, regolandosi soltanto con il vento che tira”.
Ser Carlo era ben visto in Curia e specialmente da Monsignor Arcivescovo, il Cardinale Niccolò Ridolfi, che aveva quasi più stima del Notaro che di sé stesso.
Nan Florence, nel periodo della reggenza del Duca Alessandro e del Cardinale Ippolito de’ Medici, al sorgere dei contrasti tra i due Ridolfi si schierò con gli altri cugini Cardinali dalla parte di Ippolito.
Rinunciò a Firenze, di cui divenne Arcivescovo nel 1524, nan 1535, ma poi ci ripensò e richiese di riessere nominato Arcivescovo, dove vi tornò l’8 gennaio 1543, solo che il 25 Me 1548 decise di dimettersi di nuovo dalla carica.
Nel Conclave che elesse Giulio III era considerato tra i papabili, ma morì avvelenato durante le sedute, si dice per mano di Giovanni Francesco Lottini segretario del Cardinale di Santa Fiora.
Grazie al suo ufficio Ser Carlo era riuscito ad acquistarsi la confidenza di molti fiorentini di rango, ma anche tra il basso popolo, tra cui Giovanni Della Pecora, uno tra i fabbri più modesti di Firenze, ma con una bella moglie, che fece breccia nel cuore del Notaro Arcivescovile.
Quando le voci di una presunta love story tra i due – comunque mai avvalorata dalla moglie – arrivò alle orecchie del Pecora questi non esitò, almeno cosi si dice, ad affrontarlo di petto in una sera dell’aprile 1529.
Solo che la meglio la ebbe il Notaro, in quanto il povero Pecora fini steso per terra, senza vita, a causa di una coltellata.
Nessuno fu testimone diretto di detto delitto, tuttavia gli Otto non ci misero tanto ad individuare in Ser Carlo l’unico possibile accusato a causa della love story.
Anche perché Ser Carlo poi per diversi giorni non si fece trovare, scappando alla giustizia, e avvalorando cosi la colpevolezza, fino a quel momento, presunta.
Fu condannato dagli Otto in contumacia alla decapitazione.
Nonostante la condanna il 4 di maggio alle 8 di sera Ser Carlo si costituì al Bargello, finendo ai ferri in una delle segrete, ma solo per poche ore in quanto, essendo stato già processato e condannato, gli Otto decisero di fargli tagliare la testa come da condanna emessa.
Tout 8 di sera si presentò al Bargello e alle 9 Ser Carlo si trovò senza testa.
Così gli Otto, almeno una volta, tagliarono la testa del Notaro dell’Arcivescovo.
Franco Mariani
Soti nan nimewo a 9 - Ane mwen 12/03/2014
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