A Firenze rivive il fascino discreto delle fotocabine in bianco e nero
Oggi vogliamo parlarvi non tanto di un Monumento o situazione storica di tanti secoli fa, ma di un “Monumento”, andato perduto, anche se era presente in tantissime città, del secolo scorso, ovvero delle fotocabine analogiche.
Ebbene, alcune di queste cabine, grazie ad un fiorentino, il trentenne Matteo Sani, sono tornate, dopo un sapiente restauro, tornate a vivere e a lavorare.
Se le ascolti bene, una volta partite, le senti quasi masticare la carta, e ti immagini che nel cuore pulsante delle vegliarde e meravigliose fotocabine analogiche, vi sia una numerosa squadra di piccolissimi uomini che operosi si adoperano per offrire il meglio di se e restituire a noi, ignari e sorpresi utenti, il miglior risultato del loro lavoro.
Sono le fotocabine della ditta Fotoautomatica che, dopo quasi trent’anni di desolante abbandono, Matteo Sani, scenografo di professione, con un pedigree di tutto rispetto, soprattutto all’estero, ha restituito, dopo un complesso e lungo lavoro di restauro, non solo ai suoi cittadini, ma anche ai tanti turisti che non mancano di farsi una foto ricordo nella storica macchinetta.
Matteo Sani ha rastrellato tutta l’Europa e non solo, recuperando quello che rimaneva di questi deliziosi apparecchi fotografici.
Talvolta completamente distrutte, quasi moribonde, che però, sotto le attente e capaci mani di Matteo, sono riuscite ad evitare la demolizione e ad avere una seconda chance di vita.
Adesso queste belle macchine d’epoca, come allora, offrono ai loro utenti quattro scatti in bianco e nero ed una attesa di sviluppo di quasi 5 minuti che, se paragonate alle odierne fotocabine digitali che sfornano foto in 30 segonn, sembra una infinità.
L’attivazione del vecchio phon – eventualmente con il dito che tiene la foto schiacciata contro la parete per farle meglio “scivolare” addosso tutto il calore – che asciuga la foto partorita dalla fotocabina, segna la conclusione del meraviglioso sviluppo fotografico interamente analogico, e voilà: il vostro fotoritratto è pronto!
Sembra strano, ma nella frenetica vita che tutti conduciamo, è proprio l’attesa – come ama sottolineare Matteo Sani – che fa di queste macchinette uno strumento seducente e innovativo.
“La suspance – mi racconta Matteo – inizia nel momento in cui, dopo aver inserito la moneta (soli 2€ per quattro pose), si avvia il processo automatico che porterà allo scatto delle fotografie. Isit la, in quei pochi secondi, c’è proprio l’esaltante sensazione di non poter più scegliere, di essere costretti a confrontarsi con il destino che automaticamente sfuggirà al principio del libero arbitrio”.
“Per noi piccoli borghesi che abbiamo fatto un mito della moderazione, del ripensamento, del cambio di opinione, la fotocabina della Fotoautomatica rappresenta un’esperienza effettivamente sconvolgente, unica e rivoluzionaria. Una volta avviata la macchina non si può più tornare indietro, occorre confrontarsi con il destino. In pochi attimi bisogna decidere con che faccia presentarsi al mondo. Una manciata di secondi in cui non si può più bleffare: saremo una sola persona definitivamente identificati (anche se oggi non si possono più utilizzare per i documenti di identità ndr )da una macchinetta che non può mentire, che fotografa la verità o la finzione che, se volete, è la stessa cosa. Si diventa così disposti pure ad attendere i 5 minit, solo apparentemente lunghissimi!"
E farsi una foto è proprio un esperienza unica, come un viaggio a ritroso nel tempo: l’avvolgente abitacolo, il metallico sgabello regolabile, e soprattutto la non possibilità di intervenire, come invece avviene con le moderne cabine, né sulla regolazione delle luci, né sullo scatto, che arriva, quasi all’improvviso, quando lo decide la macchinetta.
Soli 2€, per una esperienza sognante, meravigliosamente onirica e straniante.
Già avvicinarsi a questi apparecchi, guardarli, comprenderne la storia, immaginare quante persone prima di voi si sono sedute su quello sgabello, apprenderne il fascino del intento artistico che questi apparecchi possono offrirvi, rappresenta di per se un emozione unica, e non solo per un giornalista chiamato a raccontarne la storia.
Ci si accorge che le fotocabine della Fotoautomatica, oltre a essere automaticamente stranianti, esse sono anche automaticamente sognanti, oswa pi bon, se volete, consentono sogni automatici.
Le trovate in via Giuseppe Verdi angolo via dell’Agnolo, la prima a rivivere a Firenze nel 2011, in via del Proconsolo all’altezza del civico 19/rosso, o in Piazza Stazione all’altezza del civico 56-57/rosso.
Per informazioni visitate il sito www.fotoautomatica.com
Franco Mariani
Soti nan nimewo a 9 - Ane mwen 12/03/2014
Swiv nou!