A Santa Maria Novella ancora visibili le Storie della Genesi di Paolo Uccello

All’indomani del delicato intervento di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure sui primi otto affreschi staccati delle Storie della Genesi, appartenenti al lato est del Chiostro Verde, le celeberrime opere di Paolo Uccello e dei suoi collaboratori tornano visibili al pubblico grazie all’esposizione temporanea allestita nel Refettorio del Museo di Santa Maria Novella.

L’iniziativa espositiva è stata curata dal Servizio Musei Comunali e Attività Culturali e dal Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e in accordo con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Firenze, Pistoia e Prato.

Ang pagkakalantad, che rende i dipinti nuovamente fruibili da parte dei visitatori in attesa della loro ricollocazione, si accompagnerà a una serie di iniziative di valorizzazione scientifica dell’intervento di restauro e a visite guidate dedicate alle Storie della Genesi.

Si tratta di uno dei più estesi cicli noti di argomento veterotestamentario, sempre celebrato dalla letteratura artistica per la presenza, fra i pittori che vi intervennero, di uno dei principali maestri del Quattrocento fiorentino: Paolo di Dono detto Paolo Uccello (1397-1475), che qui ha lasciato uno dei suoi indiscussi capolavori, il Diluvio universale.

La particolare tecnica esecutiva delle Storie della Genesi indusse nel Settecento il frate domenicano Vincenzo Borghigiani a definirle dipinte “a sugo d’erbe e terra verde”: proprio dal colore dominante di queste pitture trae origine il nome del Chiostro Verde, con cui l’ambiente è noto almeno dagli inizi del Seicento.

Purtroppo le Storie della Genesi sono giunte ai nostri giorni afflitte da gravi problemi conservativi causati da molteplici fattori: l’umidità delle antiche strutture murarie, gli effetti dell’inquinamento, i numerosi trattamenti subiti in passato dalle pitture con tecniche e materiali rivelatisi inadeguati e l’azione costante degli eventi atmosferici, culminata nella disastrosa alluvione del 1966, che inflisse un duro colpo a tutto il registro inferiore degli affreschi.

Recuperate e ricollocate nel 1983, le pitture del chiostro hanno manifestato in tempi recenti un aggravamento del processo di degrado: ciò ha indotto l’Amministrazione Comunale, in sinergia con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e l’ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze all’epoca diretta dalla Soprintendente Cristina Acidini (oggi Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Firenze, Pistoia e Prato), a promuovere una nuova campagna di restauro degli affreschi, a partire da quelli delle prime quattro campate.

Grazie a un finanziamento ARCUS di 150mila euro, questo primo lotto di lavori è stato condotto dal 2011 sa 2014 dal Settore Restauro Pitture Murali dell’Opificio delle Pietre Dure, in virtù di una convenzione stipulata fra il Comune e l’Opificio.

L’intervento si inserisce in un più ampio progetto conservativo predisposto dal Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio del Comune di Firenze, che nel frattempo sta elaborando un programma di restauro del Chiostro Verde propedeutico al ricollocamento degli affreschi restaurati.

In concomitanza con il cinquantesimo anniversario dell’alluvione del 1966, quest’esposizione temporanea rappresenta un atto di omaggio all’instancabile attività di recupero del patrimonio artistico fiorentino che l’Amministrazione Comunale, in sinergia con gli altri Enti, persegue costantemente.

Matt Lattanzi
Mula sa numero 125 – Anno III del 14/9/2016

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