Celebrati i 50 anni di Fondazione della Caritas Firenze
Era il 15 maggio 1973 quando il Cardinale Ermenegildo Florit, allora Arcivescovo di Firenze, costituì la Caritas.
Sabato 13 maggio un convegno nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e lunedì 15 maggio alle 18:30, presso la Badia Fiorentina, la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Giuseppe Betori sono stati gli appuntamenti celebrativi per ricordare questo importante anniversario.
Cinquant’anni di storie, volti, sguardi racchiusi in una mattinata di lavori nel luogo simbolo di Firenze e segno della presenza viva della Caritas sul territorio.
La celebrazione del cinquantesimo anniversario di Caritas Firenze è stata anche l’occasione per presentare il volume “Caritas Firenze 1973-2023. 50 anni di storie, volti, sguardi. Fare memoria per costruire il futuro”.
Il libro racconta oltre cento storie di coloro che, nel corso di tutti questi anni, sono stati aiutati da Caritas, e quelle di operatori e volontari che li hanno sostenuti nel loro percorso di rinascita. Come in una cornice si affiancano, infatti, i volti, gli sguardi e le testimonianze delle persone che hanno dato voce alle vicende vissute dalla Caritas diocesana di Firenze dalla sua nascita fino ad oggi. Uno sguardo diretto sulla povertà è poi quello rappresentato dal reportage fotografico “Oltre i numeri”, realizzato da due ragazzi del liceo classico Machiavelli: attraverso ritratti scattati ad alcuni ospiti delle nostre strutture, Pietro e Fabio hanno provato a raccontare le storie di quei poveri che spesso sono ridotte ad un semplice dato statistico.
“Oggi è la festa dei tanti operatori e volontari che si sono impegnati in tale azione pastorale nel tempo e continuano a farlo ogni giorno. È l’occasione per ringraziarli – ha detto l’Arcivescovo di Firenze Cardinale Giuseppe Betori nel suo saluto -. Risulta evidente che il compito della Caritas non sia di assistenza filantropica. La prima attenzione non deve essere alle possibili risposte da dare ai problemi che la società pone, ma a costruire un rapporto di fiducia che consenta a chi è nel bisogno di sentirsi accolto e ascoltato. All’operatore, al volontario, alla comunità, il compito di creare le condizioni per facilitare tutto ciò.In concreto, riconoscere a ogni persona le risorse che le sono proprie e aiutarla a servirsene per la propria realizzazione. L’aiuto non è solamente la moneta o il pacco che viene dato; perché se quella moneta o quei beni confermano la statica permanenza del povero lì dove si trova, potremmo averne date anche molte di monete, di cibo, di indumenti e di cose, ma la prospettiva di uscire dalla situazione di povertà per andare verso una vita degna potrebbe non esserci. Se invece al posto dei beni siamo in grado di offrire a chi è più fragile una mano perché anch’egli possa camminare, la sua prospettiva potrà cambiare. È necessario centrare l’attenzione sullecapacità di azione della personache incontriamo e su come sostenerla nel far fronte alle difficoltà della vita”.
“Per la celebrazione dei cinquant’anni di Caritas abbiamo scelto tre luoghi simbolo di Firenze – ha detto Riccardo Bonechi, direttore di Caritas diocesana –. Il Salone dei Cinquecento rappresenta il pulsare della vita della nostra città, nella quale si presentano e si evidenziano i bisogni dell’uomo. La chiesa di Santa Croce, che racchiude le urne de’ forti, è segno della bellezza dell’arte e del collegamento con la storia di chi ci ha preceduto. La Badia Fiorentina è il luogo dove, ancora prima della nascita di Caritas, il Venerabile Giorgio La Pira creò la comunità di San Procolo, luogo di ritrovo per i poveri. Là veniva celebrata la messa dei poveri e ancora oggi tale celebrazione si tiene una domenica al mese. Storie, volti, sguardi: su ciò si concentra l’operato in Caritas. Le storie sono quelle dei piccoli che incontriamo, ma anche dei grandi che fanno la storia; i volti sono l’immediato della persona che ci troviamo di fronte: da essi traspaiono disagi, incertezze, bisogni, paure. Nel nostro cuore restano gli sguardi, fatti spesso di occhi abbassati o timidi, o fissi nel vuoto o che parlano o che supplicano. Grande è il desiderio di guardare avanti, anche oltre i problemi, talvolta insormontabili, che si chiamano post pandemia, emigrazione, guerra, siccità, catastrofi ambientali. Con fiducia guardiamo al futuro della nostra Caritas, grati ai tantissimi volontari che operano sul nostro territorio, attraverso i centri d’ascolto, le parrocchie e i vicariati”.
“Se ripercorriamo la storia della nostra Caritas diocesana – ha evidenziato don Fabio Marella, vicedirettore Caritas diocesana – vediamo che è nata e si è cominciata a sviluppare in situazioni legate a calamità naturali, come i diversi terremoti e le guerre esplose alle porte dell’Europa. Proiettata anche in una dimensione internazionale, si è poi aperta al mondo quando lo stesso mondo, negli anni ’90, ha iniziato a bussare alle nostre porte con il volto di una nuova emergenza migratoria. Tutto questo affiancato a un cambiamento delle strutture delle nostre stesse società: pensiamo a partire degli anni ’70 alle nuove esigenze di una popolazione anziana che, a seguito del miglioramento delle aspettative di vita, ma con il contemporaneo indebolirsi delle forme di solidarietà intergenerazionale, si trova a vivere in solitudine; pensiamo, negli anni ’90, alle madri sole; o, in ambito sanitario, alla piaga dell’AIDS negli anni ’80 e a quella più recente del Covid. Ma tutto questo impegno esaurisce il compito della Caritas? La Caritas è nata per portare avanti una funzione pedagogica e di coinvolgimento e stimolo alla crescita di tutta la comunità parrocchiale. È necessario quindi ricentrarci ogni giorno nelle nostre azioni affinché si riesca a mettere in atto i motivi per cui la Caritas è stata creata: mettere la carità al centro della testimonianza cristiana, rendere protagonisti i poveri, dedicare tempo all’ascolto, aprire nuovi spazi ai giovani».
“Oggi celebriamo 50 anni di Caritas Firenze: storie, volti, sguardi, che hanno reso fecondo questo lungo cammino, ma non possiamo fermarci alla narrazione, dobbiamo provare ad individuare nuove strade ed opportunità – ha affermato Luca Orsoni, responsabile dell’area giovani e politiche sociali e coordinatore dei Servizi Caritas –. Una di queste è sicuramente il rapporto con i giovani: qual è il senso di questa sfida che non possiamo più ignorare? Occorre cambiare prospettiva: la nostra ovviamente, non quella dei giovani. Occorre porsi nell’atteggiamento di chi ha qualcosa da imparare, uscendo dal ruolo di chi conduce i giochi o dirige i lavori. Occorre accettare che concretamente i nostri modelli, le nostre procedure, i nostri processi, le nostre attività, possano essere modificati. Papa Francesco lo ha ribadito più volte, anche in occasione dei cinquant’anni di Caritas Italiana: ‘proprio ai giovani vorrei che si prestasse attenzione. Sono le vittime più fragili di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca… i protagonisti dell’avvenire’. Ecco qua la sfida che dobbiamo saper cogliere: investire sulla loro audacia ed aiutarli ad assumersi le loro responsabilità, liberandoci dall’assillo di doverli tenere ‘solo’ con noi, perché il vero obiettivo è che, a partire dalle esperienze della carità, i giovani partano alla ricerca del loro modo, dei loro strumenti, dei loro luoghi in cui vivere la bellezza del dono di sé”.
“In occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Caritas, mi preme sottolineare la sua viva presenza nelle crisi internazionali che si sono presentate in questi anni – conclude Marzio Mori, direttore dei Servizi di Fondazione Solidarietà Caritas –. La pandemia, i flussi migratori che hanno cominciato a fare pressioni e avevano bisogno di risposte, la guerra in Ucraina… A questo si aggiunge poi la vicinanza alle persone che cadono in povertà e ci chiedono aiuto. Posso dire quindi che sono stati, sono e saranno anni intensi, in cui mai è mancata né mancherà una carità creativa, cioè sempre vicina alla gente e con un taglio moderno rispetto a quello che vediamo intorno a noi. Per me questi giorni sono l’occasione per riviverla insieme alle persone con le quali abbiamo camminato in questi anni: ospiti, volontari, colleghi e tutti coloro che hanno messo a disposizione il loro tempo per chi in quel momento faceva fatica ad andare avanti”.
Franco Mariani
Dal numero 430 – Anno X del 17/05/2023
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