Corona,scettro e collare di Cosimo I in mostra a Palazzo Vecchio grazie all’orafo Paolo Penko
Al museo di Palazzo Vecchio, ata 15 Marzo 2020, è possibile ammirare la mostra “Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere”, che evidenzia il legame fra Palazzo Vecchio e Cosimo I de’ Medici (1519-1574), di cui ricorre il cinquecentenario della nascita.
Nominato Duca di Firenze nel 1537, de feito, Cosimo I stabilisce la propria residenza nel palazzo del governo cittadino e nel maggio del 1540 vi si trasferisce con tutta la corte: a lui si devono importanti e ambiziosi interventi di rinnovamento, ampliamento del”edificio – divenuto Palazzo Ducale – coordinati dal 1555 in poi dall’architetto di corte Giorgio Vasari e realizzati grazie a una ben strutturata Fabbrica Medicea, ovvero un’ampia squadra di maestranze in grado di rispondere efficacemente alle esigenze dettate dalla nuova politica cosimiana.
Per questa mostra, nella sala delle Udienze, saranno esposti, primeiro, tre importanti simboli del potere di Cosimo: il Collare del Toson d’oro, lo Scettro e la Corona granducale, che sono stati straordinariamente ricesellati appositamente dall’artigiano e maestro orafo fiorentino Paolo Penko dopo un accurato lavoro sulle fonti scritte e iconografiche.
Non sono riproduzioni, non esistono originali analoghi, ma vere e proprie creazioni artigianali ex novo, eseguite sulla base di una ricerca filologica complessa e grazie a un’altissima abilità tecnica.
Tutti e tre gli oggetti vengono presentati su cuscini in velluto di seta, tessuto a mano, adagiati su un centro-tavola in velluto cesellato operato con motivo cinquecentesco, in virtù della collaborazione con la Fondazione Arte della Seta Lisio, altra grande eccellenza fiorentina.
Il Collare del Toson d’oro, conferito a Cosimo da Carlo V nel 1546, è stato realizzato così come rappresentato nel ritratto del Duca della collezione Castello Odescalchi di Bracciano (1551): è composto di 25 acciarini intrecciati, alternati a elementi che simulano le pietre focaie circondate da fiamme; il pendente riproduce il Tosone, correlato alla leggenda del Vello d’oro.
Lo Scettro Granducale è stato eseguito in conformità con il grande dipinto su lavagna di Jacopo Ligozzi (1590 sobre), raffigurante proprio l’incoronazione granducale di Cosimo avvenuta a Roma nel marzo 1570, e con i ritratti di Cosimo Granduca, quali i dipinti di Giovan Battista Naldini (Gallerie degli Uffizi, 1585) e di Ludovico Cardi detto il Cigoli (Palazzo Medici Riccardi, 1603).
La Corona Granducale, prezioso esemplare di arte orafa, riproduce invece il disegno presente nella Bolla Papale di Pio V del 24 Agosto 1569, custodita presso l’Archivio di Stato di Firenze: ten 19 punte, alternate in argento e oro con pietre ed elementi decorativi; al centro fiorisce il Giglio fiorentino, smaltato in rosso con lumeggiature dorate. Sotto si trovano un astragalo con perline e un fregio di dentelli con perle e ovuli smaltati, mentre nella fascia centrale è riportata la seguente scritta, cesellata e incisa a bulino: Pius V. Pont. Max. ob eximiam dilectionem ac catholicae religionis zelum praecipuumque iustitiae studim donavit (Pio V Sommo Pontefice donò per l’eccezionale devozione e per lo zelo nei confronti della religione cattolica e per il particolarissimo amore della giustizia). Al centro della fascia spicca un cammeo in calcedonio sardonice, sul quale è intagliata la personificazione del fiume Arno. Inferiormente vi è una modanatura con smeraldi e ioliti in castoni, distanziati da perle.
“Da anni coltivavo il desiderio di realizzare la corona per Cosimo I – spiega Paolo Penko -. Avevo vent’anni quando ho iniziato a ricreare elementi legati alle arti visive, all’architettura, agli eventi storici e culturali del nostro territorio, con la volontà di rendere omaggio ai grandi maestri. L’idea della corona risale a sei anni fa, quando la BBC mi chiese di studiare e di ricreare il Toson d’oro e un dettaglio della corona per un documentario sui simboli del potere. Era una grande sfida: un lavoro importante per il quale servivano tempo, studio e ricerca. Grazie all’occasione del cinquecentenario della nascita di Cosimo de’ Medici, e all’idea di Carlo Francini di realizzare il percorso dedicato al Granduca Cosimo in Palazzo Vecchio, iniziai a lavorare al progetto insieme a mia moglie, ai miei figli e a tutti i giovani collaboratori, partendo dalla ricerca iconografica: ritrovare tutte le immagini dove erano rappresentate le corone, i testi in cui se ne parlava, per mettere insieme una forma e portare avanti una scelta stilistica precisa. Non si trattava di fare una copia perché la corona non esiste più, fu fusa immediatamente: si è trattato di ridarle vita, prendendo come riferimento la bolla di Pio V che la illustra. Ho passato un mese a studiare e sviluppare tutti i dettagli, tenendo conto anche delle tecniche e degli strumenti dell’epoca e confrontandomi con altri artigiani del territorio, alla ricerca di materiali e soluzioni in linea con quell’dell’epoca. Spero che questa impresa possa essere anche di esempio alle nuove generazioni – conclude il Maestro Penko -: è l’esperienza di un artigiano che nel corso dei suoi trentacinque anni di attività è partito con le prime riproduzioni ed è arrivato a creare un’opera maestosa. All’ingresso della mia bottega c’è una frase che è proprio l’essenza del mio lavoro, ripresa da un antico statuto senese di pittori che dice ‘Et neuna cosa, quanto sia minima può avere cominciamento o fine senza questa queste tre cose, cioè senza potere, et senza sapere et senza con amore volere’. Aquí, ‘l’amor volere’ è quello che muove il fare di tanti artigiani, anche giovani, da cui continuo a imparare”.
La mostra di questi oggettii è a cura di Carlo Francini, responsabile Ufficio UNESCO del Comune di Firenze e di Valentina Zucchi, esponsabile Mediazione MUS.E, catalogo Edifir. Iniziativa promossa da Comune di Firenze grazie all’organizzazione MUS.E.
Un vídeo de Franco Mariani.
Matt Lattanzi
Desde o número 276 – Anno VI del 18/12/2019
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