Giovedi Santo: Messa Crismale del Cardinale Giuseppe Betori
Nella mattina di giovedì 14 Aprīlis, Giovedì Santo, Kardināls Džuzepe Betori, Arhibīskaps Florence, in Cattedrale ha presieduto il solenne pontificale, con buona parte dei sacerdoti dell’arcidiocesi, in occasione della Santa Messa Crismale per la benedizione degli olii, in cui sono stati ricordati i sacerdoti che quest’anno celebrano il loro Giubileo.
Questo il testo integrale dell’omelia pronunciata dal Cardinale Giuseppe Betori:
Al centro della Messa Crismale è posta l’unzione messianica di Gesù, di cui egli ci parla nella sinagoga di Nazaret, applicando a sé il testo del libro di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2a). Gesù si rivela come il Messia atteso, consacrato per portare consolazione e gioia all’umanità segnata da profonde e molteplici fragilità.
La promessa del profeta diventa realtà, accade nell’«šodien» della parola di Gesù (Lc 4,21): in lui la salvezza è venuta ad abitare la storia del mondo, immettendo in essa un principio di redenzione capace di liberarla da limiti e contraddizioni.
Quest’orizzonte di salvezza viene ulteriormente illuminato dalla pagina dell’Apocalisse, dove Gesù Cristo è qualificato come «il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» (Ap 1,5). Questo è il regno che il Messia ci dona, luce sul mistero di Dio e dell’uomo, sorgente di vita che vince la morte; il suo potere salvifico raggiunge i confini della terra.
L’unzione dello Spirito non si ferma alla persona di Gesù, ma viene comunicata a chi si mette alla sua sequela: egli infatti «ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,6). Chi entra in comunione di vita con Gesù Cristo diventa partecipe della sua regalità e del suo sacerdozio, cioè del suo potere di dare forma al mondo mediante il comandamento dell’amore e di legare le sorti del mondo alla sua sorgente di vita che è Dio Padre. Siamo così ricondotti al senso stesso della testimonianza e del culto come espressioni della fede. E tutto questo per opera dello Spirito, che i sacramenti della Chiesa comunicano lungo il cammino della vita; sacramenti che trovano negli Oli, che oggi vengono benedetti, un segno espressivo della grazia divina.
All’interno del legame tra Cristo, il Messia, l’Unto dallo Spirito del Padre, e il popolo cristiano, cioè la comunione di coloro che sono unti dallo Spirito di Cristo, si pone uno snodo essenziale nell’economia sacramentale: il sacerdozio ministeriale, il servizio reso all’edificazione del popolo di Dio da coloro che vengono unti mediante il sacro Crisma per essere dispensatori dei misteri di Dio, ministri della Parola di salvezza, capi e pastori sul modello di Cristo, ispirati dall’amore per i fratelli, come ricorderemo tra poco rinnovando le promesse sacerdotali.
Come vivere questa missione è illustrato dal significato che la liturgia attribuisce agli Oli sacri nelle preghiere di benedizione.
Così recita la benedizione dell’Olio degli infermi: «O Dio, Padre di consolazione, [...] manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio, frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore». Si apre davanti a noi lo scenario della sofferenza umana, in particolare quella che tocca il corpo umano e, nelle sue ferite, raggiunge anche lo spirito. Queste sofferenze gravano sui nostri cuori e sulle nostre responsabilità, cominciando dagli eccidi che si stanno consumando nell’aggressione all’Ucraina e che insanguinano tante altre parti del mondo. E di sofferenze sono colmi i nostri occhi, perché la povertà e l’emarginazione che generano ferite sono anche accanto a noi, negli uomini e donne che incontriamo nelle nostre strade o a noi si sono fatti vicini attraverso duri penosi cammini di migrazione. Saremo portatori di unzione per i sofferenti se saremo capaci di presenza, di partecipazione, di cura, di compassione. Sono caratteri essenziali per dare consistenza a quel volto materno di Chiesa, che rischia di essere offuscata quando si riduce la carità a organizzazione di opere buone. Abbiamo bisogno di riconquistare per noi e per i nostri fedeli un cuore tenero, capace di coinvolgersi con i poveri e i sofferenti, che sia un’immagine viva del cuore di Cristo.
Le parole della benedizione dell’Olio di catecumeni aggiungono ulteriori elementi alla nostra missione di strumenti dell’unzione della salvezza per i nostri fratelli e sorelle. Lo fanno invocando per quanti vogliono vivere da cristiani: «energia e vigore [...], perché illuminati dalla tua sapienza [o Dio], comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo; [...] assumano con generosità gli impegni della vita cristiana; fatti degni dell’adozione a figli, gustino la gioia di rinascere e vivere nella tua Chiesa». È così delineato il nostro servizio di accompagnamento fraterno e di guida paterna all’iniziazione e alla vita cristiana di quanti sono affidati al nostro ministero pastorale: educare all’ascolto e alla comprensione della parola di Dio, formare la coscienza secondo i principi morali del Vangelo e orientare nel dare forma concreta all’esercizio delle virtù, offrire una valida esperienza di comunione in una Chiesa in cui si vive la fraternità nel comune riconoscimento della paternità di Dio.
E, beidzot, la benedizione del Crisma invoca per i discepoli di Gesù il dono dello Spirito, che «li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa. Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti». È qui disegnato il significato della nostra missione, nella sua dimensione battesimale e in quella ministeriale. Già come cristiani siamo chiamati a farci annunciatori della parola di Dio, giudizio e redenzione del mondo, mediatori della lode di Dio a nome dell’umanità tutta, promotori di un impegno storico teso a trasformare il mondo verso la pienezza del regno di Dio. Come ministri della Chiesa, sacerdoti di Cristo, unti dal sacro Crisma, ci è poi chiesto di vivere queste stesse dimensioni come servizio alla comunità, a favore di tutti, agendo in persona Christi.
Dal significato degli Oli che oggi benediciamo attingiamo motivi di riflessione e conversione per il nostro stesso ministero, perché esso sia sempre più vissuto nelle nostre identità personali, facendo di noi segni credibili di Cristo Pastore.
Accompagno queste parole con il mio augurio pasquale e l’auspicio che cresciamo tutti nella fedeltà al Signore, nella comunione tra noi, nel servizio al Vangelo.
Riprese video e foto di Franco Mariani.
Frank Mariani
Dal numero 382– Anno IX del 13/04/2022
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