Il Cardinale Antonelli per la Giornata Mondiale 2018 delle Comunicazioni Sociali
Sondag 13 Mei 2018 in Duomo l’Arcidiocesi di Firenze, con un Solenne Pontificale, ha celebrato la Solennità dell’Ascensione e la 52ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Ha presieduto il rito il Cardinale Ennio Antonelli, già Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e Arcivescovo Emerito di Firenze.
All’interno del video potrete ascoltare integralmente l’omelia pronunciata dal Cardinale; in die besonder, uit 10 minuto del video, potrete ascoltare e le sue riflessioni sulla missione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione.
Questo il testo integrale dell’omelia:
Oggi celebriamo l’Ascensione del Signore. Da tempo a questa solennità è abbinata la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, istituita dal Concilio Ecumenico Vaticano II nel decreto “Inter Mirifica”. La solennità liturgica e l’iniziativa pastorale si armonizzano facilmente tra loro.
Risorgendo dalla morte, Gesù ascende al cielo, senza però allontanarsi dalla terra. Anzi, entrando nella gloria del Padre, egli diventa ancora più presente nella storia degli uomini. È facile osservare come nel Nuovo Testamento, e in particolare nelle letture che poco fa sono state proclamate, la sua ascensione al cielo sia strettamente collegata alla missione universale dei suoi discepoli, in mezzo a tutti i popoli, in tutti i luoghi e in tutti i tempi.
A riguardo la prima lettura si esprime così: “Riceverete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra. Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi” (At 1, 8-9). In modo simile si esprime il vangelo di Marco: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura … Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio” (Mc 16, 15.19).
Ai primi discepoli e alla Chiesa viene affidata la missione di evangelizzare il mondo: una missione immensa, sproporzionata alle loro forze, umanamente impossibile. Ma Gesù promette la sua presenza incessante, lungo il corso dei secoli futuri: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). E fa vedere che mantiene la promessa: “Essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano” (Mc 16, 20). I suoi inviati sono convinti che egli stesso è il primo evangelizzatore ed evangelizza attraverso di loro. Lo afferma, bv, l’apostolo Paolo davanti al re Agrippa e al governatore romano Porcio Festo durante il processo a suo carico nella città di Cesarea: “Con l’aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi, null’altro affermando se non quello che i Profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, che cioè il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alla genti” (At 26, 22-23).
Gesù nel corso della storia evangelizza mediante la Chiesa, “popolo pellegrino ed evangelizzatore” (Papa Francesco), popolo guidato dai successori degli apostoli, il Papa e i vescovi. Evangelizza comunicando ai credenti lo Spirito Santo, che alimenta la fede e la vita cristiana e sostiene la missione con una varietà di carismi, ordinari e straordinari, a volte anche miracolosi.
Tutti i cristiani, con diversi doni e compiti, hanno la missione di evangelizzare, cioè di testimoniare e annunciare il vangelo. La testimonianza della vita è necessaria, perché non si tratta soltanto di trasmettere la memoria di Gesù e il suo messaggio, ma di irradiare e rendere in qualche modo visibile la sua presenza e il suo amore. L’annuncio è anch’esso necessario, in quanto è parte integrante della testimonianza e la rende esplicita; fa conoscere la persona e il messaggio di Gesù e ne mostra la credibilità; con la grazia dello Spirito Santo suscita negli ascoltatori la fede esplicita, che è simultaneamente assenso dell’intelligenza e atteggiamento esistenziale di fiducia.
La testimonianza integrata con l’annuncio prolunga quella originaria degli apostoli. “Noi abbiamo contemplato la sua gloria; gloria come del Figlio Unigenito, che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14). “La vita si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi” (1Gv 1, 2).
Additando l’amore gratuito e fedele di Cristo come realtà presente e affidabile, la testimonianza esplicita offre l’opportunità di incontrare Colui che è la verità, la rivelazione perfetta e definitiva del Padre: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6); Colui che si presenta come la verità che dà la vera libertà, quella dei figli di Dio, la libertà di sentirsi amati da Dio e di amare Dio e il prossimo: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32).
Proprio questa parola di Gesù entra a far parte del titolo del Messaggio che Papa Francesco ha inviato per la LII Giornata delle Comunicazioni Sociali, che ricorre oggi: “La verità vi farà liberi (Gv 8, 32). Fake News e giornalismo di pace”.
Oggi non tutti ammettono che la verità rende liberi. Una filosofa americana ha scritto: “La verità non vi farà liberi”. Esattamente il contrario di quello che affermano Gesù e il Papa. Addirittura si va dicendo che ormai siamo nell’era della post verità, specialmente per quanto riguarda la comunicazione pubblica. E proprio questa parola, post verità, è stata proclamata “parola dell’anno 2016” da un importante istituzione culturale che ha sede in Inghilterra.
La cultura dell’Occidente enfatizza la libertà individuale, le scelte soggettive, i desideri, i diritti. Invece svaluta la verità, dichiarando l’equivalenza delle diverse opinioni, interpretazioni, valori, moraal, religioni. La verità sarebbe autoritaria, intollerante. Al contrario si deve riconoscere che solo la verità può dare fondamento alla dignità delle persone e agli autentici diritti dell’uomo; solo la verità può sbarrare la strada alla sfiducia tra le persone e tra i popoli, alle ingiustizie, ai conflitti, alle dittature, alle prevaricazioni dei più forti.
Se si oscura l’urgenza vitale e la responsabilità etica di cercare, riconoscere e comunicare la verità, crescono la disinformazione e la diffusione delle false notizie (fake news) sia nei media tradizionali (radio, televisione, giornali) sia nella comunicazione on-line. Specialmente gli interessi economici e politici, la bramosia del potere e del guadagno, portano a inventare o a distorcere ed esagerare le informazioni. Si cerca di persuadere facendo leva sulle emozioni, le sensazioni, la mancanza di senso critico. Inoltre la diffusione delle false notizie può aumentare anche inconsapevolmente, soprattutto attraverso Internet nei cosiddetti media sociali.
La verità è sacra, è riflesso di Dio, anche quando non è esplicitamente religiosa. Occorre promuovere l’educazione alla verità. Occorre educare al discernimento su se stessi, sulle proprie inclinazioni e desideri, per liberare il controllo critico e responsabile della ragione sulle notizie da accogliere e da trasmettere.
Il rispetto della verità e il rispetto delle persone devono camminare insieme. La verità non deve essere dissimulata per compiacere le persone (cf Mt 22, 15: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno perché non guardi in faccia a nessuno”); d’altra parte la verità non deve neppure essere ostentata per offendere le persone. Bisogna che sia cercata e trasmessa in un clima di dialogo e collaborazione, mirando al bene di tutti e alla costruzione della pace. A riguardo, possono dare un contributo importante i giornalisti, la cui professione molto incide sulla formazione dell’opinione pubblica e, indirettamente, in quella delle singole persone. Per loro, specialmente per quelli che lavorano a Firenze e in Toscana, invochiamo lo Spirito del Signore, perché accenda e tenga sempre acceso in essi il desiderio sincero di servire la verità e il bene comune.
Nel testo della Lettera agli Efesini, che è stato proclamato come seconda lettura, l’apostolo Paolo raccomanda ai cristiani di impegnarsi tutti insieme “allo scopo di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4, 12), il corpo ecclesiale di Cristo, cioè la Chiesa; nel seguito del discorso, non incluso nella lettura di oggi, li esorta ad andare incontro a Cristo “agendo secondo verità nella carità” (Ef 4, 15).
Unire verità e carità, impegnarsi per la verità e il bene delle persone, è necessario non solo per edificare la Chiesa, ma anche per costruire una società civile di giustizia e di pace.
Riprese video e foto di Franco Mariani.
Franco Mariani
Van die aantal 204 – Anno V del 16/5/2018
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