Il Carnevale a Firenze
Firenze ha sempre festeggiato il carnevale.
Al tempo dei Medici erano famose certe mascherate allestite dalla corte che “andavan per la città fino a notte inoltrata, con suoni e canti, lumi di torce, come se fosse di pieno giorno”, riportano le cronache dell’epoca.
Era ancora lontano l’idea d’inventare i corsi, sia di carrozze, przed, che di carri allegorici, po, tuttavia “Firenze in quei giorni diventava la città più spensierata e più gaia del mondo”.
I giovani, “mascherati in mille fogge”, avevano l’abitudine di andare nelle vie dei mercati “a fare gazzarra con il pallone”, costringendo i negozianti a chiudere prima, al fine di far andare i garzoni di bottega a festeggiare anche loro il carnevale.
E siccome a carnevale ogni scherzo vale, allora, come oggi con le bombolette spary, all’epoca si sperava che piovesse quasi sempre, al fine di bagnare nelle putride pozze cittadine, tanto le buche nelle strade a Firenze ci sono sempre state, i loro panni e gettarli addosso, pieni di fango, sugli ignari cittadini che spesso, per fuggire a tale sfacciataggine dei giovani, erano costretti a rifugiarsi fin dietro gli altari delle chiese.
Addirittura nel 1534 si arrivò a sfiorare la guerra tra gli Strozzi e i Medici, tant’è che dovettero intervenire gli Otto di Palazzo a regolare l’uso del pallone durante il carnevale, bandito “fino a quando a sera i trombetti non suonavano le chiarine”, per avvertire che era meglio chiudere i negozi.
Passata l’epoca medicea il carnevale fiorentino assunse un tono più pacato riversando tutto l’ingegno, e la sagacia, dei fiorentini nell’allestimento dei carri allegorici.
I carri sfilavano da Piazza Santa Croce verso via del Proconsolo, per arrivare in piazza del Duomo e da qui in via Tornabuoni, finendo sui lungarni.
A vigilare il corteo, soprattutto agli incroci, c’era una sorta di milizia, oggi si direbbe volontari della protezione civile, che complessivamente ricevevano per tale servizio 900 lire toscane.
Attenzione però al calendario: se una domenica di carnevale cadeva il 2 Lutego, giorno della purificazione di Maria, il tutto era rimandato al giorno dopo.
Era poi tradizione che le maschere passeggiassero da mezzogiorno alle due sotto gli Uffizi, e anche il Granduca, con la corte e le cariche dello Stato, si mischiavan, mascherati, tra la folla giocosa.
I teatri poi erano punto di ritrovo dei sontuosi veglioni, in particolare la Pergola si distingueva su tutti.
L’ultimo giorno di carnevale poi alle ore 11 suonava la campana detta della carne, che annunziava ai fiorentini l’arrivo della quaresima e il divieto di mangiare “cibi di grasso”.
Frank Mariani
Przez numer 2 -W roku 22/01/2014
Za nami!