Il Rinascimento giapponese fino al 7 gennaio agli Uffizi
La Galleria degli Uffizi tra le più amate dai cittadini del mondo che conquista, già prima di entrare per i suoi giochi architettonici di archi, per le nicchie, ognuna contenete una statua di un grande, Galleria che ogni giorno diviene palcoscenico su cui artisti contemporanei si cimentano nella musica, nell’ arte del mimo trasformandosi in statue immobili a somiglianza di quelle collocate nelle nicchie, per la prima volta in Europa ospita i paraventi pieghevoli e le porte scorrevoli giapponesi prestate da musei, da templi e dall’ agenzia per gli affari culturali del Giappone.
Trentanove pezzi di grandi dimensioni tutti realizzati su carta esposte in vetrine climatizzate, 13 alla volta in tre rotazioni.
Il tema del paesaggio- della natura fa da principe ed è presentato, sia usando un solo colore, tecnica legata alla filosofia Zen e alla cultura cinese, opere predilette dai Samurai per decorare le loro dimore o collocate nei templi perché questo tipo pittura monocroma, realizzata con linee essenziali, tracciate con gesti veloci eleva verso l’ alto in una solo parola evoca.
A queste si affiancano opere a fondo oro e piatte campiture di colore su cui compaiono elementi naturali, panelli che incontrarono il gusto di aristocratici e borghesi che le misero nei propri castelli e palazzi; non mancano i dipinti della tradizione Kano dove l’ artista “dipinge” il tempo tra luna e sole- giorno e notte, nel mutare della stagioni attraverso l’elemento dei fiori: papaveri, crisantemi e ibisco, glicine, spighe di grano, peonie ortensie e nandine, lespedeza ed eulalia…. delle piante: dal salice piangente, (che nella sue movenze richiama all’ eleganza femminile) ai ciliegi, al bambù, ai pini, al cipresso, agli aceri e vi fa “volar” uccelli, o correre cavalli, o giocar scimmie lungo un torrente di montagna o nelle foreste di bambù, o riporta nella calma a ripercorrere sentieri d’edera, o a fermarsi ad ammirare le reti da pesca mentre sono ad asciugare… non mancano di rapirci nella bellezza l’ uso e le tecniche come il gofun (un pigmento bianco ottenuto dalle conchiglie d’ostrica macinate) con effetto groffato che permette di ottenere un senso di tridimensionalità del soggetto dipinto.
Un cantico d’ amore dove gli artisti sono riusciti a portare su carta il loro amore il loro rispetto per il Creato tutto che conduce per mano il visitatore in un percorso a ricongiungersi a quel legame con la natura che ognuno ha dentro di noi occidentale o orientale in questa mostra per questo percorso ci ritroviamo uniti nell’ alito del volo, nella delicatezza del petalo per- in un anelito che testimonia la nostra naturale tendenza all’ armonia dentro ed intorno a no, quel desiderio di pace in un “volo” dove spazio e tempo all’ infinito coincidono: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” …un viaggio dove ci riconosceremo anelli di una catena giammai disgiunti permanentemente transitori eppur diretti verso l’ eternità, piccoli piccolissimi eppur parte di una immensità tutto su carta!
Carmelina Rotundo
Nga numri 177 – Anno IV del 25/10/2017
Ndiqni ne!