Millenario di San Miniato: restaurato il ciborio di Michelozzo
In occasione del Millenario della Basilica di San Miniato è restaurato il ciborio di Michelozzo grazie al dono da parte della Fondazione Friends of Florence.
I lavori sono durati circa 14 mesi e hanno interessato tutte le opere che si trovano nell’edicola: un’équipe di restauratori specializzati ha lavorato con l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Prato e Pistoia anche grazie alla disponibilità dei Padri di San Miniato al Monte.
“Un sentito ringraziamento va alla Fondazione Friends of Florence che, con questo intervento di restauro di uno dei tesori artistici dell’abbazia, ha dato un prezioso contributo a San Miniato – ha commentato Dom. Bernardo Gianni, Priore dell’Abbazia di San Miniato - in occasione del suo Millenario che festeggiamo con un programma di oltre 50 txheej xwm, tra storia, arte e cultura, distribuiti durante tutto l’anno. Abbiamo svelato la Cappella del Crocifisso restaurata alla vigilia dell’apertura ufficiale del Millenario, come miglior preludio alle celebrazioni di una storia, e di un presente, fatti di bellezza e spiritualità”.
Realizzato su commissione di Piero de Medici per l’Arte di Calimala, la corporazione fiorentina che riuniva i mercanti, l’intero ciborio è stato eseguito da Michelozzo di Bartolomeo l’architetto della famiglia Medici, che in quest’opera si trovò a collaborare con Luca della Robbia e Maso di Bartolomeo.
Fu dal lavoro di questi tre grandi artisti che fu eretta questa edicola per ospitare il miracoloso Crocifisso di Giovani Gualberto, poi trasferito nel 1671 nella chiesa di Santa Trinita a Firenze, e la tavola dipinta con storie della Passione di Cristo eseguita tra il 1394 thiab 1396 da Agnolo Gaddi come polittico cuspidato.
Michelozzo realizzò già dal 1448 il tempietto dalle forme classiche decorato con robbiane di finissima qualità eseguite da Luca della Robbia, mentre Maso di Bartolomeo le due aquile in bronzo che furono collocate sulla copertura dell’edicola.
Un’opera composita di altissimo valore culturale e artistico, oggetto di un intervento che non è stato solo un restauro ma anche un vero e proprio studio tecnologico e storico artistico.
Uno dei fulcri dell’abbazia ritorna dunque letteralmente a splendere, rivelando elementi unici che fino ad ora erano stati celati dal tempo.
“Oggi, grazie alla generosità dei Friends of Florence e in coincidenza con le celebrazioni del millenario della fondazione del complesso monastico di San Miniato, inauguriamo il restauro completo della Cappella del Crocifisso – Sottolinea Daniele Rapino funzionario di zona per la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Prato e Pistoia – Un intervento che si è mostrato da subito complesso sia per l’eterogeneità dei materiali costitutivi, sia per lo stato di conservazione non ottimale dovuto anche alle manomissioni succedutesi nell’arco dei secoli che hanno, in parte, modificato il suo assetto originario. Abbiamo così recuperato e salvaguardato un altro dei tanti gioielli di arte e fede conservati nel prezioso scrigno della Basilica benedettina”.
Con il coordinamento di Bartolomeo Ciccone è stato creato un pool di restauratori, ciascuno specializzato nel recupero delle opere e delle tecniche artistiche presenti nel Ciborio.
L’edicola lapidea con tarsie marmoree, la copertura e la volta decorata con robbiane, è stata interamente restaurata dalla ditta FaberRestauro di Sara Penoni e Cristiana Todaro con la collaborazione di Guia Silvani e Stefano Pasolini.
Proprio qui, ritrova collocazione anche il polittico dipinto con storie della Passione di Cristo e i Santi Giovanni Gualberto e Miniato.
Il restauro e il successivo assemblaggio eseguito dallo staff della ditta Habilis di Andrea Vigna con la collaborazione di Federica Corsini e Alberto Dimuccio per il supporto ligneo, è stata un’occasione per studiare l’opera nel tempo e riposizionare i pannelli nel loro assetto precedente al 1938, così da restituire al ciclo pittorico, laddove possibile, una visione iconografica più coerente e completa nel rispetto dell’assetto originale.
Con il restauro della ditta di Nicola Salvioli anche le due aquile bronzee realizzate da Maso di Bartolomeo tornano a splendere sulla sommità del tempietto, una rivolta al presbiterio e una ai fedeli. Il restauro infatti ha rivelato l’originale doratura a foglia e le policromie, documenti preziosissimi per la bellezza e la testimonianza della statuaria quattrocentesca.
Il progetto di intervento è stata un’occasione importantissima per una campagna diagnostica completa e per lo studio tecnologico di alcuni manufatti, le indagini sono state eseguite dal ICVBC – CNR di Firenze. Una campagna fotografica ad opera di Antonio Quattrone ha inoltre consentito di documentare ogni opera prima, durante e dopo il restauro.
“L’Abbazia di San Miniato è una vera porta verso il cielo sopra Firenze. Una porta che ci fa vivere la vera bellezza e la viva speranza da secoli. La Basilica, con le sue opere, con tutta la sua Comunità di pace, di insegnamento, e di riflessione, è sempre un simbolo per tutti i cittadini del mondo. Siamo onorati di aver contribuito al ripristino di un gioiello così importante e di averlo reso possibile per il Millenario dell’Abbazia. – Sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence – Il ringraziamento della Fondazione va prima di tutto ai tanti donatori che hanno subito contribuito affinché il progetto si realizzasse, a Padre Bernardo che con tanta disponibilità ha consentito lo svolgimento dei lavori. Ma non possiamo dimenticare anche tutti i restauratori che con grande coordinamento e molta abilità hanno restaurato ogni opera contenuta nel Ciborio e il Dott. Daniele Rapino che insieme alla Soprintendenza è stato garante della tutela delle opere e del corretto svolgimento dei lavori”.
Franco Mariani
Los ntawm tus xov tooj 201 – Anno V del 2/5/2018
Ua raws li peb!