Nuova vita dopo il restauro per la Cappellina di Baroncelli
Ha riaperto da giugno scorso le sue porte ed è tornata a mostrare al pubblico i suoi antichi e bellissimi affreschi attribuibili a Biagio D’Antonio Tucci, la quattrocentesca Cappella del Crocifisso in località Baroncelli a Bagno a Ripoli.
L’inaugurazione del tabernacolo, completamente restaurato sia sotto il profilo strutturale che pittorico, si è svolta dopo una minuziosa e delicata opera di restyling iniziata nel 2014.
Una ristrutturazione, del valore di oltre 50mila euro, resa possibile grazie all’impegno dei cittadini riuniti nel Comitato per il Restauro della Cappellina Baroncelli, nato appositamente nel 2007 per riportare in vita il piccolo Oratorio quattrocentesco.
Un percorso lungo il quale il Comitato è stato affiancato da innumerevoli soggetti, come la parrocchia di Santa Maria a Quarto, il Comune di Bagno a Ripoli, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, i professionisti, gli studiosi e gli artisti che hanno prestato la loro opera gratuitamente e le moltissime persone che negli anni hanno contribuito partecipando alle innumerevoli iniziative di raccolta fondi.
L’Oratorio, un quadrilatero con copertura a capanna e una piccola finestra circolare sopra al portoncino di ingresso, viene fatto realizzare da committenti ancora sconosciuti intorno al XV secolo, sulla scia dell’usanza, molto capillare sul territorio intorno a Firenze, di innalzare tabernacoli e cappelle dove viandanti e pellegrini potessero sostare a pregare e come segno di affermazione della fede della comunità locale. Come molti altri sul suolo ripolese, testimonia la devozione tipica a Cristo crocifisso, rappresentato nella nicchia che sovrasta la mensa d’altare in pietra. La Cappella sorge in uno dei luoghi panoramici più affascinanti del territorio, vicino alla chiesa romanica di San Tommaso, ed oggi ha di lato il cimitero. La prima testimonianza della sua presenza si rintraccia nelle Piante dei Capitani di parte Guelfa del XVI secolo.
Lasciata in stato di abbandono da decenni, nel giugno del 2008 la Cappella viene donata dalle proprietarie, le sorelle Turini, alla parrocchia di Santa Maria a Quarto, che oggi l’ha ceduta a sua volta al Comune di Bagno a Ripoli. L’anno precedente, in 2007, un gruppo di cittadini aveva costituto il Comitato per il recupero della Cappellina di Baroncelli, che mediante l’organizzazione di eventi culturali, insieme all’amministrazione comunale e agli Amici dei Musei, prima sostiene il passaggio di proprietà e successivamente si interessa del progetto di restauro ottenendo il via libera della Sovrintendenza. Inizia la ricerca delle risorse necessarie.
Ai numerosi sponsor, enti, consociationes, compagnie culturali, istituzioni politiche e religiose, si aggiungono i fondi raccolti con spettacoli conferenze e concerti organizzati dal Comitato, durante i quali molti professionisti di esibiscono a titolo gratuito. Non fa mai venire meno il suo impegno, eg, il Maestro Silvano “Nano” Campeggi, che crea appositamente le illustrazioni delle singole iniziative.
Grazie ai contributi erogati dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (20mila euro tra il 2013 et 2016), dalla Bcc di Pontassieve, dal Comune di Bagno a Ripoli e ai fondi reperiti dal Comitato e dalle associazioni locali, in 2014 finalmente inizia il restauro.
Il restauro della struttura è stato eseguito dalla ditta Somigli di Bagno a Ripoli e ha comportato in primo luogo interventi per la tenuta e il consolidamento dell’edificio, il rifacimento del pavimento e del tetto con pianelle antiche e di un muretto a difesa della parte posteriore dell’Oratorio. Tutti gli interventi hanno seguito le precise direttive della Soprintendenza fiorentina. Restaurati anche il cancellino di entrata in ferro battuto, risalente ai primi del ‘900, e i gradini esterni in pietra serena. Realizzato inoltre un piccolo camminamento antistante la Cappellina. Alle spalle della Cappella è stato inoltre riposizionato un cipresso, una volta tolto il precedente che ne stava danneggiando la struttura.
Nel corso del restauro è nata l’ipotesi, poi confermata dai maggiori esperti della materia, che l’affresco che decora le pareti interne dell’Oratorio sia da attribuire alla mano di Biagio D’Antonio Tucci, pittore fiorentino vissuto tra le metà del ‘400 e il primo decennio del ‘500, allievo del Verrocchio. Sarebbe lui l’autore della Crocifissione raffigurata sulla nicchia centinata sopra la mensa d’altare. Nell’affresco, il Cristo ha ai suoi piedi la Maddalena, al suo fianco due angeli in volo che raccolgono il sangue che sgorga dalle ferite, sullo sfondo un panorama di Firenze. Si riconoscono poi altre figure, la Madonna Addolorata e San Giovanni e il busto di Dio Padre benedicente.
Il restauro dell’affresco, l’elemento più prezioso della Cappella, inizia nel 2016 ed è realizzato dalla restauratrice Daniela Dini con la supervisione della Soprintendenza che aveva già provveduto alla messa in sicurezza dell’opera mediante fondi del Ministero.
L’intervento è molto complesso anche a causa delle ridipinture effettuate nel corso dell’Ottocento, da mani non esperte e con l’impiego di materiali non consoni. Nam et in hoc casu, il restauro è stato seguito con attenzione in tutte le sue fasi dalla Soprintendenza. Tra gli elementi che fanno attribuire l’affresco alla fine del ‘400 la peculiarità del Cristo sanguinante, tipica dello spirito di afflizione che seguì le invettive del Savonarola contro il lusso dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. La resa del corpo di Gesù e molto simile a un’altra Crocifissione realizzata da Biagio d’Antonio, conservata ad Oxford; la particolare posizione della Madonna Addolorata con le mani giunte si ritrova in un’opera del Tucci ospitata al Museo del Louvre; la presenza di Dio Padre ricorre in una pala del Tucci presente a San Casciano in Val di Pesa.
“Non potevamo restare con le mani in mano davanti a questo piccolo gioiello che andava in malora – spiegano il sindaco Francesco Casini e la presidente del Comitato Giuliana Righi – il valore del restauro della Cappellina è molto più alto di quello che c’è sulla carta perché si devono considerare le competenze e le prestazioni fornite gratuitamente da moltissime persone. Un lavoro di squadra che ha raccolto energie di professionisti, artisti, cives, Institutionum, uniti nella causa comune di salvaguardare uno scrigno di arte del patrimonio culturale locale che riporta al suo interno un affresco di grande pregio attribuibile a Biagio Di Antonio Tucci della fine del ‘400”.
Per visitare la Cappella è possibile fissare un appuntamento telefonando al numero: 333.1744452.
Matt Lattanzi
Dal numero 230– Anno V del 12/12/2018
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