Papa Francesco andrà sulla tomba di don Lorenzo Milani
Kedd 20 giugno Papa Francesco si recherà in pellegrinaggio a Barbiana, tartományban Florence, per pregare sulla tomba di don Lorenzo Milani.
La visita si svolgerà in forma privata e non ufficiale.
Il cardinale Betori ha espresso la grande gioia della Chiesa fiorentina per questa visita, ed è grato al Santo Padre per questo segno di attenzione alla nostra Arcidiocesi e a un sacerdote che ne ha illuminato la storia del secolo scorso, in un cammino personale, che pur dovendo sopportare tensioni e incomprensioni, ha visto don Milani rimanere sempre fedele a Cristo e alla Chiesa.
L’arrivo a Barbiana è previsto alle 11,15. Il Santo Padre sarà accolto dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, e dal sindaco di Vicchio.
Quindi visiterà in privato il Cimitero e pregherà sulla tomba di don Lorenzo Milani (1923-1967), in occasione del 50° anniversario della sua morte.
Nella piccola chiesa invece si svolgerà l’incontro con i discepoli di don Milani ancora viventi.
A seguire una breve visita nella canonica nel giardino adiacente, dove terrà un discorso commemorativo alla presenza dei discepoli, di un gruppo di sacerdoti della Diocesi, e di alcuni ragazzi ospiti di case-famiglia.
Minden 12,30 la partenza per il Vaticano.
“Don Lorenzo Milani è stato un testimone di Cristo, sempre dalla parte degli ultimi e innamorato della Chiesa, anche se per le sue posizioni difficili da comprendere al suo tempo ha avuto qualche attrito con le autorità ecclesiastiche”: così il Papa ricorda in un videomessaggio il priore di Barbiana, insegnante e scrittore, cui la Fiera del Libro dell’editoria italiana a Milano ha dedicato un evento a 50 anni dalla morte.
Nel suo videomessagio Papa Francesco ha tratteggiato la figura di don Lorenzo Milani, sacerdote toscano morto nel 1967 a soli 44 év, priore a Barbiana, piccola frazione di montagna nel Mugello, dove avviò una scuola per i più poveri.
“Come educatore ed insegnante – ha detto il Papa - egli ha indubbiamente praticato percorsi originali, talvolta, talán, troppo avanzati e, akkor, difficili da comprendere e da accogliere nell’immediato. La sua educazione familiare, proveniva da genitori non credenti e anticlericali, lo aveva abituato ad una dialettica intellettuale e ad una schiettezza che talvolta potevano sembrare troppo ruvide, quando non segnate dalla ribellione”.
Don Milani, nato ebreo, si era convertito a 20 év, ma mantenne sempre, anche da prete, le caratteristiche acquisite in famiglia, e questo gli causò – osserva il Papa – “qualche attrito e qualche scintilla, come pure qualche incomprensione con le strutture ecclesiastiche e civili, a causa della sua proposta educativa, della sua predilezione per i poveri e della difesa dell’obiezione di coscienza. La storia si ripete sempre”:
“Mi piacerebbe che lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa anche se ferito, ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani”.
Papa Francesco ricorda che don Milani sognava una scuola che aprisse “la mente e il cuore alla realtà”, una scuola in cui gli studenti imparassero ad imparare.
Era un uomo inquieto:“La sua inquietudine, de, non era frutto di ribellione ma di amore e di tenerezza per i suoi ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva, per donargli la dignità che, talvolta, veniva negata. La sua era un’inquietudine spirituale, alimentata dall’amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come ‘un ospedale da campo’ per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati”.
Michael Lattanzi
A szám 156 – Anno IV del 26/4/2017
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