Primo discorso del Sindaco Nardella al nuovo Consiglio Comunale
Primo discorso del Sindaco Nardella al nuovo Consiglio Comunale, formato da 36 Consiglieri, che si è insediato lunedì 16 Xuño 2014.
Recuperacións Franco Mariani.
Desde o número 23 - Ano I 18/06/2014
Riportiamo il testo integrale del primo discorso in Consiglio comunale del Sindaco Dario Nardella:
Anzitutto vorrei fare un ringraziamento alle autorità giudiziarie, all’ufficio centrale elettorale, all’ufficio elettorale del Comune, per lo scrupolo e la competenza con cui hanno svolto le operazioni e hanno assolto il compito di certificazione dei risultati delle consultazioni di domenica 25 Maio. Un voto molto partecipato, molto sentito da parte della nostra comunità, che ha visto quasi 200mila fiorentini esprimersi e ha coinciso con il voto per il rinnovo del Parlamento europeo, una coincidenza che non abbiamo lasciato cadere ma che nel confronto elettorale abbiamo cercato tutti di valorizzare perché sono molte le connessioni tra la realtà locale di Firenze e lo scenario internazionale. Proprio in un periodo che costituisce la genesi del semestre di presidenza europea dell’Italia.
All’atto dell’assunzione dell’incarico di sindaco con il giuramento di oggi sulla Costituzione italiana desidero rivolgere un saluto a tutti i miei predecessori da Gaetano Pieraccini fino a Matteo Renzi, cui esprimo la gratitudine mia e dalla città per la passione con cui ha governato. Esprimo anche gratitudine ai fiorentini e dico loro, fuori da ogni retorica, che il mio obiettivo è essere il sindaco di tutti i fiorentini, il sindaco della mia comunità, con umiltà, coraxe, generosità e ambizione. Vorrei guidare questa città insieme alla giunta e al Consiglio prendendomi cura dei cittadini, perché il sindaco è il primo cittadino per responsabilità, ma l’ultimo per privilegi. Se i fiorentini hanno affidato a me e alla maggioranza il 60% dei voti ciò rappresenta un messaggio molto chiaro di fiducia ma anche un messaggio che ci investe di una grande responsabilità. Non è solo un giudizio positivo su ciò che abbiamo fatto, ma anche un’investitura di energia e di consenso per svolgere bene e meglio di prima il lavoro che ci attende nei prossimi anni. Noi oggi siamo depositari con questa maggioranza di un capitale di fiducia che non è scontato e che non possiamo disperdere, perché tanto ampio è il consenso quanto larga è la consapevolezza dei nostri cittadini del fatto che il passaggio che vive Firenze, come tutta l’Itali,a è davvero stretto: è come se dai fiorentini si fosse levata una voce forte di chi è pronto a dare fiducia a chi si impegna a cambiare la città, ma che non è più disposto ad aspettare. Ciò che per noi è una grande opportunità è anche una grande responsabilità. Io spero di poter coltivare questo capitale di fiducia facendolo crescere con l’azione della nostra amministrazione. Insieme a tutti voi. E mi rivolgo innanzitutto a voi consigliere e consiglieri comunali intanto congratulandomi per la vostra elezione e facendo un augurio di buon lavoro a Caterina Biti, Donella Verdi e Giampiero Gallo. In questa azione di governo non considererò le forze di minoranza come nemici pregiudizialmente avversi al nostro operato, ma come una risorsa responsabile che possa contribuire a far crescere la nostra città seppur nella differenza di ruoli.
Questa Assemblea, questi scranni, hanno visto personalità importanti che voglio oggi ricordare perché da loro ho imparato molto: da Paolo Barile, grande uomo testimone della cultura liberale, grande costituzionalista, appassionato cittadino di Firenze, ad Antonio Paolucci, oggi direttore di una importante istituzione culturale, a Giorgio Bonsanti, tutti uomini che hanno reso grande questa Assemblea. Ho ricordato alcune tra le personalità che ho conosciuto, e tra questi lasciatemi ricordare Manuele Auzzi, che non è più con noi, uomo di grande cuore, lucidità politica e generosità.
Se l’autorevolezza delle opposizioni discende dalla sua capacità di concorrere alle scelte, non solo di svolgere una funzione di controllo, è altrettanto vero che la forza di una maggioranza sta nella capacità di rifiutare la logica dell’autosufficienza, dell’autoreferenzialità o della forza prepotente dei numeri, nella quale potremmo essere facilmente trascinati dopo il successo, ma che io per primo mi impegno a respingere. Sarà per questo mia premura impegnarmi in un confronto continuo tra le forze politiche di questa assemblea e a farlo anche con la mia presenza fisica e non solo mediatica. La logica del potere come sostantivo non mi appartiene: io ho sempre creduto e continuo a credere nella logica del potere come verbo, perché noi vogliamo poter cambiare, migliorare, convincere, servire i fiorentini e la nostra città. Non siamo qui per comandare, siamo qui per servire Firenze e i fiorentini. Ascoltare e decidere sono due facce della stessa medaglia, l’una faccia non può vivere senza l’altra perché si trasformerebbe in limite: per questo penso che l’Amministrazione abbia l’obbligo di decidere e di ascoltare, ma ascoltare senza decidere è impotenza, e decidere senza ascoltare è prepotenza.
Giorgio La Pira, il sindaco santo, in questo salone si rivolse all’assemblea consiliare in un momento molto critico quando il suo impegno per i senzatetto aveva assunto il crisma di una missione. ‘Signori – disse- voi avete nei miei confronti un solo diritto, quello di negarmi la fiducia, ma non avete il diritto di dirmi Signor sindaco non si interessi delle creature senza lavoro, sen casa, senza assistenza’. Con queste parole dimostrava ancora una volta la passione e la dedizione che poi avrebbero caratterizzato molti sindaci di questa città, come Mario Fabiani, morto 40 anos, grande uomo che ha dato tutto se stesso per la Liberazione e per i valori che sono i valori di Firenze. Firenze festeggia quest’anno il 70esimo anniversario della Liberazione, mi auguro davvero di trovare tutti voi l’11 agosto perche sarà un giorno indimenticabile, il giorno che ricorderà una stagione che non abbiamo vissuto ma che consegna a noi responsabilità storiche.
E il ricordo che di Fabiani fece Piero Bargellini nell’anno dell’alluvione: con la sua serena saggezza e con la sua perspicacia politica e amministrativa curò la ricostruzione di Firenze e il suo riordinamento. È vero, Fabiani come La Pira, come altri grandi sindaci hanno dimostrato di guardare a Firenze volgendo lo sguardo in alto, oltre i confini della stessa città. Spero di ricalcare le migliori orme dei miei predecessori. Alle nostre spalle un periodo di grandi trasformazioni della città, penso al lavoro sul piano strutturale e sulla pianificazione urbanistica, al nuovo modello di relazioni sociali, cultural, industriali che in questi anni siamo riusciti ad affermare. Penso all’impegno sull’internazionalizzazione.
Grazie a questi anni di lavoro Firenze ha rotto gli equilibri fossilizzati di un sistema anche di potere che non riusciva più ad interpretare un profondo desiderio di riscatto e cambiamento proveniente dai cittadini e dalla imprese. Un cambiamento che altre città non hanno saputo cogliere con la stessa rapidità, la stessa intuizione e lo stesso coraggio.
Polo tanto, si apre un nuovo ciclo per noi che dobbiamo percorrere e la mia intenzione e di questa giunta con la determinazione di chi vuol migliorare ciò che è stato fatto finora e di chi vuole continuare questo processo di cambiamento difficile, duro che non può arrestarsi e non può farci tornare indietro. Questo non avverrà nelle nostre intenzioni e nella nostra azione: è questo il compito che ci è stato assegnato nel voto del 25 maggio scorso ed è con questo spirito che ho nominato gli assessori con l’idea di dare vita a una squadra solida, simple, spinta dall’entusiasmo e dal desiderio di servire la città migliorandola in ogni aspetto, rispondendo alle aspettative dei fiorentini.
Non ho fatto un discorso programmatico, ma non posso esimermi dall’esporre gli obiettivi ambiziosi da raggiungere nei prossimi cinque anni: penso alla città metropolitana istituita con l’abolizione delle Province. Noi saremo il Consiglio e la Giunta che guiderà uno dei processi istituzionali più avvincenti mai inaugurati in questi decenni.
Non penso alla città metropolitana come a un laboratorio di chimica istituzionale, vorrei, insieme ai cittadini, pensare alla città metropolitana come ad un progetto di comunità partendo dai valori straordinari che abbiamo a disposizione: un’area molto vasta con più di 700 mila abitanti che rappresenta la metà della forza lavoro di tutta la regione, cha ha un prodotto interno lordo di più di 30 miliardi di euro all’anno. Un’area in cui possiamo trovare le risposte all’emergenza del dramma del lavoro, mettendo sempre di più in connessione la sfera del lavoro e dell’occupazione con quelle della scuola e della formazione professionale. Sarà questa la nostra ossessione: dare opportunità di lavoro in un contesto territoriale più favorevole, più aperto, pronto a recepire i progetti e gli investimenti e in un rapporto senza soluzione di continuità con la formazione, la scuola, la formazione delle nostre classi dirigenti.
Penso al lavoro e consentitemi di rivolgere un saluto affettuoso e di vicinanza concreta e non retorica ai lavoratori della Seves, che hanno ottenuto da poco la cassa integrazione. Se non fosse stato per l’impegno e l’attenzione di questa città, di tutte le Istituzioni, tre giorni fa questi lavoratori sarebbero stati licenziati in tronco e oggi non parleremmo più di una azienda che si può ancora salvare, ma non abbiamo molto tempo davanti a noi.
Dobbiamo far tesoro della determinazione che ci ha consentito in passato di risolvere casi altrettanto difficili come, eg, la Richard Ginori che oggi vive una nuova stagione, una nuova avventura positiva di investimenti. Ma non sono solo questi i temi che avremo davanti perché dovremo rivolgerci anche ai dipendenti della pubblica amministrazione e a chi soprattutto un lavoro non ce l’ha, a chi non può neanche utilizzare gli strumenti di rappresentanza sindacale per tutelare un salario perché non ce l’ha. Noi siamo convinti che una politica a difesa del lavoro contenga al suo interno tutte le altre battaglie e che ogni altra battaglia, anche quella sul salario, è per quanto giusta comunque più piccola della battaglia più generale e più grande per il lavoro.
Abbiamo l’emergenza delle opere pubbliche e qui mi riferisco ai tanti obiettivi che sono davanti a noi: la tramvia o le infrastrutture legate alle imprese e alla mobilità dei cittadini. Abbiamo il lavoro incessante da fare sulla trasformazione urbana della città, tanti immobili abbandonati che aspettano di avere una nuova destinazione. Non li voglio chiamare contenitori, ma luoghi. I contenitori mi danno l’idea di una città sterile, neutra, senza colore. I luoghi, no canto, mi fanno pensare ai luoghi pubblici, ai luoghi di vita, di lavoro, di produttività culturale ed economica ed è il senso e la missione che è contenuta nel Piano urbanistico che questo Consiglio comunale con grande protagonismo nei prossimi mesi sarà chiamato a discutere ed approvare. E abbiamo l’emergenza sociale: si parte dalla casa con l’agenda 2014 che discuteremo in giunta venerdì prossimo. E poi abbiamo anche un’agenda di appuntamenti internazionali avvincenti e difficili, il lavoro del Comitato delle celebrazioni dei 150 anni di Firenze Capitale e al lavoro svolti da Eugenio Giani, penso alla visita del Papa e a tanti altri appuntamenti.
Non ci mancheranno le cose da fare, così come non ci mancheranno le sfide sulla cultura e sulla sicurezza urbana, due deleghe che ho voluto tenere perché sono convinto che una città vivibile attraverso al cultura può dare anche una risposta al tema della vivibilità e della sicurezza sociale dei cittadini. Dobbiamo mettere in campo questa progettualità e le nostre competenze, la nostra passione e dedizione nel lavorare al livello istituzionale più difficile che ci sia nel nostro Paese perché non c’è niente di più complicato e difficile che lavorare in un’amministrazione comunale. Le gratificazione che abbiamo sono prima di tutto le gratificazioni dei nostri cittadini e lo sappiamo perché abbiamo conquistato la fiducia parlando, ascoltando e guardando negli occhi le donne egli uomini di Firenze, ma comprendendo l’amore che i fiorentini hanno per la propria città, adesso sta a noi dimostrare questo amore e trasformare l’amore che la nostra comunità ha per Firenze in azione concreta e responsabile, in risultati, obiettivi ambiziosi che raggiungiamo non per una nostra gratificazione personale ma che vogliamo raggiungere per il desiderio di corrispondere a quel grande desiderio di amore e orgoglio che i fiorentini hanno per Firenze.
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