Selezionati i 5 vincitori per il Palazzo di Giustizia
Sono il giapponese Shigeru Saito con ‘Prima del tramonto’; Antonio Violetta con ‘Giustizia’; Sislej Hxafa, artista proveniente dalla ex Jugoslavia, con ‘J’; Virginia Zanetti con ‘Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me’, e Mauro Pace insieme a Saverio Villirillo e Gregorio De Luca Comandini con ‘Metabole’, i cinque vincitori del concorso internazionale per opere di arte contemporanea nato per abbellire il Palazzo di Giustizia e i suoi dintorni a Novoli.
I vincitori adesso dovranno elaborare il progetto esecutivo delle proprie opere che sarà validato e approvato dalla Giunta Comunale per poi essere realizzato. Verosimilmente il Palazzo di Giustizia avrà le nuove installazioni artistiche alla fine del 2017.
Il concorso, indetto nell’agosto 2015, aveva avuto subito successo, tanto che sono arrivate 228 domande, anche dall’estero. Il bando è stato indetto ai sensi della legge 717 nan 1949 che impone alle amministrazioni pubbliche che costruiscono nuovi edifici pubblici di destinare una quota della spesa totale prevista nel progetto per realizzare opere di abbellimento degli edifici stessi.
Firenze è tra i pochi Comuni che attua la legge del ‘49, investendo anche sulla professionalità artistica e il talento delle nuove generazioni. La commissione giudicatrice, formata dagli artisti Daniela Di Lorenzo e Massimo Barzagli, da Clementina Ricci, nipote del defunto progettista del tribunale Leonardo Ricci, da Claudio Paolini delegato della Soprintendenza ai beni paesaggistici, e dalla Direttrice Comunale della Cultura Gabriella Farsi, ha ammesso alla valutazione 199 progetti (16 sono stati esclusi per mancanza dei requisiti necessari), refere 13 hanno superato la prima fase e cinque hanno vinto.
Due, Pace e Zanetti, sono under 35 e per loro sono destinati quasi 70mila euro ciascuno. Per gli altri, della categoria over 35, è destinata invece la somma massima di 136mila euro ciascuno.
Il tema delle opere, come prevede il bando, tiene conto “dell’ambientazione all’interno di uno spazio dedicato alla giustizia e ai diritti umani e civili: il tribunale inteso come luogo dell’ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento istituzionale di una persona, spazio dedicato al rispetto di un codice che regolamenta i comportamenti ammessi e non ammessi in una comunità umana”.
Le opere devono inoltre “valorizzare e sottolineare l’importanza nella nostra società di valori quali la giustizia, il rispetto, la parità, l’imparzialità, i diritti e i doveri di ogni singolo essere umano”.
Matt Lattanzi
Soti nan nimewo a 142 – Anno IV dell’11/1/2017
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