“Una storia confusa” di Enrico Pentonieri
Il giornalista Enrico Pentonieri, direttore della testata www.senzalinea.it, esordisce con “Una storia confusa”, edito da Europa Edizioni; un romanzo davvero interessante e originale, divertente e narrato con uno stile lineare, preciso e dinamico, a metà tra una “confusa” biografia e un racconto ironico-poetico di più generazioni a confronto. Il tutto amalgamato sapientemente con una “surreale” e “infinita” storia d’amore.
Le generazioni a confronto sono quelle degli amici del protagonista Andrea: ragazzi e ragazze che poi diventano uomini e donne, con le loro avventure, le loro storie, personali e non. E i loro amori, i loro tradimenti, le loro paure, la loro vera vita quotidiana. Ma ciò che rende bello e appetibile il romanzo di Enrico, sono principalmente i dialoghi. Così descrittivi, reali, divertenti, riescono perfettamente a trasportare il lettore in quella ambientazione e in quei luoghi dove i personaggi s’incontrano, si raccontano, si comprendono. O semplicemente si amano e si odiano.
Indubbiamente la cornice di Napoli, la splendida città in cui è ambientato il romanzo, trasforma – forse in parte anche involontariamente – l’opera del Giornalista Pentonieri in un racconto geniale che merita di sicuro visibilità e alta considerazione.
Il romanzo di Enrico potrebbe, sicuramente, diventare un più che valido adattamento cinematografico, dove Napoli non sarebbe vista come la solita città criminale tutta camorra e pallottole dipinta ingiustamente dai vari Saviano. Napoli verrebbe vista come quella che è realmente: una meravigliosa città senza tempo.
“Mi chiamo Andrea, ho 22 anni e… beh come inizio è un preludio assai complicato, quasi contorto, quasi incomprensibile, che poi è la caratteristica principale di uno come me”, esordisce il protagonista rivolgendosi ai lettori. E proprio il lettore, pagina dopo pagina, imparerà a voler bene a questo – all’apparenza perfino “strampalato” – Andrea, perennemente innamorato di Marina, perennemente incazzato ma felice, comunque quasi sempre fiero di sé, anche se insoddisfatto, con le sue avventure storte e le sue “seghe mentali”, con i suoi amici veri o presunti e i suoi tradimenti. Un ragazzo assolutamente normale, come tutti noi o quasi. 22 anni che diventeranno 30, un pēc tam 16, un pēc tam 25, un pēc tam 50, e anche 60, per poi…
Non vogliamo e non possiamo svelare di più. La conclusione è che Enrico Pentonieri ha regalato un ottimo romanzo alla letteratura contemporanea. Assolutamente da leggere!
Enrico Pentonieri è nato a Napoli il 31 Decembris 1975, e di sé racconta: “Diplomato per una strana congiunzione astrale, sin da piccolo dimostro la reale attitudine per la logica e per la scrittura. La prima volta che mi affaccio al mondo del giornalismo è in terza media, con il giornalino scolastico di cui sono direttore ed editore, quando la storia si ripete… il giornalino esce nel periodo del torneo di calcio della scuola. Passano cinque anni e un tema in classe, che la professoressa ben pensa di premiare con un tre meno meno, viene scelto come breve racconto per una raccolta pubblicata a ‘Galassia Guttemberg’. Mi divincolo fra mille lavori, fra l’informatica e l’edilizia, senza mai abbandonare la scrittura e la lettura, anzi carpendo da ogni incontro i tratti dei personaggi rinchiusi nei racconti che mi divertivo a scrivere. Uz 2015 divento giornalista pubblicista e inizio la mia carriera legata alla comunicazione, incontrando svariati personaggi noti e meno noti. Sempre nel 2015 viene pubblicato per puro caso ‘Una storia Confusa’, edita da Europa Edizioni”.
“Il mio romanzo nasce dal bisogno di far chiarezza di tutte le esperienze avute in vita – precisa l’autore – ma la verità la necessità di rinchiudere il demone del tempo fra le pagine del libro è nata da un sogno ricorrente che ha disturbato il mio sonno per circa un anno. Comunque è stato un buon modo per ricordare ferite del passato e guardare con un po’ di ottimismo il futuro. I primi cinque capitoli sono stati i miei appuntamenti mattutini per quasi un mese, scrivevo e scrivo generalmente di mattina presto, quando c’è silenzio, quando le idee e i pensieri non sono sopraffatti dalla realtà giornaliera. Poi c’è stato un lungo stop di quasi sei mesi in cui la mia vita è cambiata drasticamente, ma dovevo onorare una promessa e in tre giorni ho completato il tutto”.
E quando chiediamo a Enrico cosa pensi dell’editoria italiana, lui risponde: “Credo che puntano troppo sul ‘prodotto’ e troppo poco sulla qualità. Per carità, da una parte è anche giusto, se non si guadagna non si va avanti, ma i libri che vengono proposti e offerti al pubblico sono scatole vuote, ben confezionate ma prive completamente di struttura e interesse. Alcuni casi poi sono veri e proprie industrie delle parole, l’autore mette la firma e il libro si vende da sé. Insomma siamo al decadimento intellettuale, dove magari si punta più allo youtuber che allo scrittore professionista. I Social poi hanno dato il colpo finale: tutti si sentono scrittori con le parole degli altri nell’ignoranza generale”.
“A chi vuole scrivere un romanzo dico solo che credo che la prima cosa da fare è scrivere per se stessi – aggiunge Pentonieri – senza pensare a chi legge e se può piacere o meno; i greci avevano un termine per indicare gli scrittori che potremmo tradurre come ‘Divina follia’, per loro lo scrittore era un pazzo visionario, un invasato, posseduto dagli Dei, o dai demoni. Šeit, il mio consiglio è quello di cercare di imprigionarli nella scrittura, farli vagare nel mondo della realtà letteraria, creando una prigione di carta”.
“La vita mi ha insegnato che il futuro è quel periodo della vita che passa quando sei indaffarato a fare qualcos’altro – conclude il giornalista – ma, scherzi a parte, continuo a lavorare per Senzalinea, cercando ogni giorno di migliorare l’informazione e dare un contributo, per quanto piccolo possa essere. Inoltre con il mio caro amico Mattia Lattanzi, autore dello splendido libro ‘Looking for Naomi’, che il 12 Novembre avrò l’onore di presentare a Napoli alla libreria Iocisto, abbiamo scritto una trilogia a quattro mani, che spero possa concretizzarsi nell’anno nuovo”.
E alla domanda, banale ma obbligatoria sul classico “sogno nel cassetto”, il buon Enrico risponde: “Chissà perché quando si arriva a questa domanda le persone dicono cose del tipo ‘Fama, potere, salute, soldi’, come se da quel cassetto uscisse il Diavolo in persona, con un bel gessato e penna in mano per un contratto… mortale. Che ne so! Sarebbe bello dire: la pace nel mondo, debellare le malattie, un po’ di serenità, non trovi? Non ho un cassetto dove riporre sogni da secoli, mi sveglio la mattina e decido quale è il mio obiettivo giornaliero e vado avanti per la mia strada, poi magari, un giorno, quel cassetto me lo ricostruisco, ma per ora lo spazio vuoto che ha lasciato riesce a riempire le mie giornate”.
“Una storia confusa” di Enrico Pentonieri
Mattia Lattanzi
Numurs 178 – Anno IV del 1/10/2017
 
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