I cassonetti gialli della Caritas per la raccolta di indumenti
La Cooperativa San Martino, che ha in gestione i cassonetti che tutti conoscono cone i cassanetti gialli della Caritas per la raccolta degli indumenti usati per i poveri, che si trovano in molte strade delle ns città, così spiega come avviene la raccolta sul territorio di indumenti usati:
Sono pochi i cittadini o parrocchiani che dicono di avere le idee chiare, e spesso prendono corpo notizie o informazioni errate, parziali e quasi sempre fuorvianti. Si aggiunga poi anche la questione degli abiti raccolti direttamente dalle Parrocchie e della destinazione di quelli che avanzano dalla distribuzione che esse fanno ai poveri.
Facciamo dunque chiarezza.
L’indumento usato gettato nel cassonetto giallo è considerato un rifiuto urbano. Va quindi trattato come tale e il suo trasporto deve quindi rispettare tutte le complesse e rigorose leggi che regolano la gestione dei rifiuti urbani.
Pertanto la raccolta al cassonetto degli indumenti può essere fatta solo da soggetti autorizzati e che possiedono i requisiti per trasportare rifiuti.
La cooperativa San Martino ha questi requisiti ed è l’unico soggetto autorizzato ad occuparsi di questa raccolta nei comuni di: Floransa, Scandicci, Sesto Fiorentino, signa, Calenzano, Campi Bisenzio, Bagno a Ripoli, Tavarnelle, San Casciano, Impruneta, e Greve in Chianti (nella parte Diocesi di Firenze), grazie ad una specifica convenzione con Alia s.p.a. e ad un protocollo d’intesa con i Comuni interessati.
Gli indumenti raccolti devono quindi essere, il giorno stesso della raccolta, conferiti presso impianti autorizzati alla gestione di questo tipo di rifiuto.
Questo è ciò che gli addetti della cooperativa San Martino fanno ogni giorno: raccolgono gli indumenti usati dai cassonetti e scaricano gli indumenti raccolti ad alcune ditte specializzate (di solito nell’area di Prato).
Gli indumenti scaricati vengono quindi venduti a peso, ad un prezzo molto variabile.
La cooperativa infatti, grazie ad una convenzione con la azienda municipalizzata Alia e tutti i Comuni coinvolti, è autorizzata a posizionare in strada i propri cassonetti gialli (che infatti sono di proprietà della San Martino), e diventa così proprietaria anche di ciò che i cittadini mettono nei cassonetti stessi.
Per questo motivo la San Martino può vendere quanto raccolto, ma ciò che vende è a tutti gli effetti un rifiuto. Per questo stesso motivo quanto raccolto non potrebbe essere in nessun modo regalato a parrocchie o associazioni o a singole persone.
Ricordiamo che il ricavato delle vendite serve innanzitutto a coprire i costi di gestione e del personale della cooperativa, in modo da permetterle di perseguire la sua missione, che non è quella di raccogliere rifiuti ma di inserire al lavoro persone “svantaggiate” (5 operatori sui 9 totali addetti alla raccolta appartengono infatti a questa categoria).
Quello che resta del ricavato viene dato a Caritas Firenze per contribuire al mantenimento di alcune sue attività (mense, centri di accoglienza etc.).
Le ditte che acquistano tale rifiuto si occupano di selezionarlo nelle varie tipologie possibili (dagli indumenti di prima scelta fino al pezzame e lo scarto vero e proprio) ve, smaltito quanto non commercializzabile, vendono gli abiti selezionati non più come rifiuto ma come indumento usato (1° e 2° scelta ottenuta al termine dell’operazione di recupero). La maggior parte di questi indumenti selezionati prende la via dei paesi dell’Africa, dell’Est Europa, del Sudamerica, dell’Asia. Una piccola parte, Bunun yerine, può essere canalizzata verso i mercatini dell’usato italiani. È per questo motivo che non dobbiamo scandalizzarci se ritroviamo sul banco di un mercato dell’usato un capo che avevamo conferito dentro un cassonetto.
Se desideriamo che il nostro abito usato vada a vestire un povero della nostra città, allora dobbiamo portare i nostri indumenti dismessi ad un centro che si occupa di questo tipo di distribuzione; solitamente si tratta di parrocchie o associazioni di volontariato.
In tal caso si tratta di una vera e propria donazione, e l’indumento donato non è dalla legge considerato rifiuto ma ancora abito usato. È vero però che il bisogno dei nostri poveri è enormemente inferiore (iyi ki) rispetto alla quantità di abiti della quale quotidianamente i cittadini si disfano. Escludendo quanto raccolto dai cassonetti, di quanto viene direttamente portato alle parrocchie esse riescono a distribuire solo una minima parte (forse un 10%), mentre tutto il resto dovrà necessariamente seguire la filiera del rifiuto.
È quindi opportuno dare alcune importanti indicazioni a tutti i cittadini o parrocchiani che vogliono dare una seconda vita ai propri indumenti usati.
1) Nei cassonetti o alle parrocchie vanno portati solo indumenti INDOSSABILI. Gli indumenti o scarpe rotti, sporchi, macchiati indelebilmente, molto usurati SONO RIFIUTI INDIFFERENZIATI, e vanno quindi gettati nei cassonetti per i rifiuti indifferenziati. Quando vi liberate di un indumento dovete chiedervi: qualcuno può ancora indossarlo? È dignitoso (Hatta) per un povero? Me ne libero perché non mi serve più o perché è divenuto inutilizzabile? Se è inutilizzabile non è più indumento usato ma rifiuto indifferenziato.
2) I cassonetti e le parrocchie non sono “svuotacantine”. Raccogliamo solo abiti, accessori di abbigliamento (scarpe, cinture, borse, bigiotteria), tende, lenzuoli, piumoni, cuscini e coperte (ma tutto soltanto in buono stato. NON RACCOGLIAMO: mobilya, quadri, soprammobili, oyuncaklar, libri e valigie. Non raccogliamo neppure stracci veri e propri.
3) Esistono sul territorio alcuni cassonetti abusivi. Purtroppo non si è ancora riusciti a trovare il modo di farli rimuovere tutti. Sono simili a quelli della San Martino, ma non hanno nessun logo né segno di riconoscimento. È importante non gettare niente in questi cassonetti perché quanto raccolto in essi (non si sa da chi) segue un percorso completamente fuori dai canali di legalità.
4) È stata recentemente aggiornata sul sito www.caritasfirenze.it la mappa dei cassonetti della San Martino presenti sul territorio.
È da pochi giorni disponibile anche una App gratuita “Ri-Vesti”, da scaricare su tablet o smartphone, con la quale avere informazioni sul servizio, consultare la mappa dei cassonetti e fare segnalazioni alla nostra cooperativa.
Simona Michelotti
Dal numero 255– Anno VI del 3/7/2019
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